Articolo di Paul Krugman per “The New York Times” pubblicato da “la Repubblica”, 14 maggio 2019
LA GUERRA COMMERCIALE DI TRUMP È LA FINE DELLA PAX AMERICANA - IL NOBEL PAUL KRUGMAN, DOPO AVER AMMESSO DI AVER CANNATO LA SUA PREVISIONE DI UNA RECESSIONE POST-ELEZIONE DI TRUMP, ORA ANNUNCIA NUOVI SFRACELLI, MA NON PER L'AMERICA CHE E' IN BOOM ECONOMICO: ''SE I DAZI FOSSERO SOLO CONTRO LA CINA, POTREI CAPIRE. MA TRUMP HA DICHIARATO GUERRA A TUTTI, E GLI EUROPEI SI RIVELANO UNA DELUSIONE…'' -
Vorrei fare chiarezza su due concetti sbagliati che stanno arroventando il dibattito sul conflitto commerciale. Non alludo alle idee sbagliate di Trump. Per quel che ne so, non ne sta azzeccando neanche una in politica commerciale. Tuttavia, credo che anche chi critica Trump commetta alcuni errori. Da un lato, sul breve periodo i costi di una guerra commerciale tendono a essere gonfiati.
Dall' altro, le conseguenze a lungo termine di quello che sta accadendo sono molto più grandi di quello di cui la maggior parte delle persone sembra rendersi conto. Sul breve periodo, una tariffa doganale è una tassa. Punto.
Le conseguenze macroeconomiche dei dazi dovrebbero pertanto essere considerate equiparabili alle conseguenze macroeconomiche di qualsiasi aumento d' imposta. E questo implica la difficoltà di giustificare il fatto che la guerra commerciale possa provocare una recessione globale.
Ma la politica commerciale non ha a che vedere soltanto con l' economia. Ha a che vedere anche con la democrazia e la pace. Negli Stati Uniti il sistema commerciale postbellico è nato dalla visione del segretario di stato di Franklin Delano Roosevelt, Cordell Hull, che vide nei rapporti commerciali tra le varie nazioni un mezzo per promuovere la pace. Quel sistema, con i suoi contratti multilaterali e i suoi regolamenti per limitare l' azione unilaterale, fin dall' inizio fu un elemento importantissimo della pax americana.
La guerra commerciale di Trump dovrebbe di conseguenza essere considerata parte integrante del suo atteggiamento indulgente nei confronti dei dittatori stranieri, della sua mancanza di rispetto per i nostri alleati, del suo palese disprezzo della democrazia. Un momento, so a che cosa state pensando: la Cina non è un alleato né una democrazia, e sotto molti punti di vista non si comporta granché bene negli scambi commerciali internazionali. Tutte queste non sono motivazioni ragionevoli per affrontare la Cina per le sue pratiche economiche?
Sì, è così. O così sarebbe se i dazi sui prodotti made in China fossero una storia isolata o se, meglio ancora, Trump stesse formando un' alleanza di nazioni per affrontare di petto le opinabili politiche cinesi. Il fatto, invece, è che Trump sta dichiarando guerra commerciale a quasi tutti. Quando imponi dazi alle importazioni dell' acciaio canadese a partire dalla ridicola teoria secondo cui metterebbero a repentaglio la sicurezza nazionale, e minacci di fare altrettanto per le automobili fabbricate in Germania, di fatto non stai dando vita a una coalizione strategica volta ad affrontare la Cina che si comporta male.
Quello che fai, in verità, è dare il colpo di grazia a ciò che è rimasto della pax americana. Tutto questo non era inevitabile, in ogni caso? Non penso. È vero, col passare del tempo il predominio economico degli Stati Uniti si è andato logorando, non perché stiamo diventando più poveri noi, ma perché il resto del mondo sta diventando più ricco.
C' era di che ben sperare però che un ordine internazionale relativamente pacifico potesse essere sostenuto da un' alleanza di potenze democratiche. Infatti, fino a pochi anni fa mi sembrava che stessimo assistendo esattamente a questo per quanto riguarda il sistema mondiale degli scambi commerciali, che vivevano una fase di transizione da un' egemonia statunitense in gran parte benevola a un dominio condiviso altrettanto benevolo da parte di Usa e Ue.
Arrivati a questo punto, però, le cose appaiono ben più fosche. Non si tratta soltanto di Trump. Anche gli europei si stanno rivelando una grande delusione.
Mentre gli europei sono deboli, Trump è perverso. Si sta dando un gran daffare per rendere il mondo un luogo più pericoloso e meno democratico, e la guerra commerciale è soltanto una delle manifestazioni di quella sua pulsione. Solo che le eventuali conseguenze negative per l' America e il mondo intero saranno molto più gigantesche di qualsiasi altra cosa sia possibile descrivere efficacemente con modelli economici sugli effetti dei dazi.