Corriere della Sera, 14 maggio 2019
L’uomo che conta gli aironi
Se non ci fossero persone come Mauro Fasola neanche ci accorgeremmo di quanta forza ha la natura, e di come alcune specie sappiano riprendersi i loro spazi, a dispetto della distruzione dei loro habitat da parte dell’uomo. Perché questo ornitologo, ordinario di zoologia a Pavia, va da quasi mezzo secolo in giro per risaie, paludi e torbiere a monitorare le coppie di aironi che nidificano nella nostra penisola. Ed è questa la sorpresa, perché nonostante l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva, la caccia e il bracconaggio abbiano provocato una drammatica perdita di biodiversità, tanto da far parlare di una «sesta estinzione di massa»; nonostante più dei due terzi di tutte le specie di uccelli in Italia sia a rischio: ebbene la popolazione di aironi si è moltiplicata, con «un aumento di oltre 20 volte rispetto a quanti ce n’erano negli anni Settanta», precisa Fasola.
Il professore sa di cosa parla, perché è dal 1972 che di questo periodo, ogni anno, va a controllare le garzaie, cioé i siti dove le colonie di aironi costruiscono i loro nidi, dal Piemonte alla Lombardia fino al delta del Po. «Nella pianura novarese, dove sono nato, e attorno a Pavia, dove ho studiato, gli spettacoli naturali più belli sono sempre state le colonie di aironi – racconta —. E così al primo anno di università ho cominciato ad andare alla ricerca dei loro nidi e a portarne il conto». Anche perché gli aironi sono uccelli che tornano sempre nello stesso luogo a nidificare, anche per secoli, se non intervengono fattori ad allontanarli. «Alcune garzaie già descritte in testi del primo Seicento sono sempre lì ancora oggi».
La passione per l’ornitologia Fasola l’aveva scoperta grazie a un libro del padre, una vecchia guida naturalistica piena di immagini talmente affascinanti da spingerlo a 15 anni a chiedere in regalo un binocolo per imparare a riconoscere gli uccelli. È da allora che il professore ha l’abitudine di annotare su un taccuino le specie avvistate durante le sue perlustrazioni. Ma senza l’aiuto di decine di altri volontari non sarebbe mai riuscito nella sua impresa. «Il filone di ricerca più interessante all’epoca era costituito dal monitoraggio delle popolazioni nidificanti, ma per continuare quei censimenti occorreva una rete, in grado di coprire tutto il territorio nazionale». E così è nato Garzaie-Italia, un gruppo che a breve conferirà il suo database sugli aironi a Ornitho, la piattaforma dei birdwatcher italiani.
«La diminuzione del bracconaggio è stato uno dei fattori più importanti nel ripopolamento di queste specie, che un tempo non erano neanche protette e venivano uccise per divertimento», ricorda ancora il professore. All’inizio del Millennio sono apparse anche varietà mai viste prima come l’airone guardabuoi e l’airone bianco, così che oggi delle sette specie note si contano più di 10 mila coppie. Anche se nuove insidie sono in arrivo, come le risaie «in asciutta», che stanno distruggendo la base alimentare di cui questi uccelli (pesci e anfibi). E tuttavia da qualche anno anche nel Parco Forlanini di Milano si sono insediate 15 coppie di aironi, indifferenti al rumore degli aerei del vicino scalo di Linate, e delle auto. «Questi uccelli si sono abituati alla presenza dell’uomo e hanno ridotto la distanza di fuga», conclude Fasola. Così che a Vespolate (Novara) gli aironi ormai si possono avvistare fermandosi al benzinaio fuori dal paese: i nidi sono sugli alberi di fronte. Anche questo è adattamento.