Corriere della Sera, 14 maggio 2019
Le cavie del nazismo ora sepolte a Berlino
BERLINO Liane Berkowitz aveva appena 19 anni quando venne impiccata dai nazisti. L’avevano arrestata nel 1942 mentre attaccava dei manifesti di protesta contro una mostra della propaganda di regime. Liane era incinta al momento dell’arresto, ma questo servì solo a far rinviare l’esecuzione a dopo il parto.
Nata nel 1913, Libertas Schulze-Boysen aveva aderito neanche ventenne al partito nazista nel 1933. Ma ne era uscita inorridita nel 1937 per entrare attivamente nella resistenza insieme al marito Harro. La Gestapo la prese nel 1942, nel suo appartamento trovò un archivio di fotografie che documentava le violenze dei nazionalsocialisti. Fu assassinata poco dopo.
La tragica storia di Liane e Libertas non finì con la loro morte: i loro corpi furono tra quelli di 184 persone, quasi tutte donne, che vennero consegnati al celebre ginecologo e docente di anatomia all’Università di Berlino Hermann Stieve, per essere sezionati e usati per esperimenti.
Trecento pezzetti di tessuto appartenenti alle vittime di Stieve hanno trovato finalmente la pace eterna ieri pomeriggio, con una commovente cerimonia di sepoltura interreligiosa (ebraica, cattolica e protestante) al Dorotheenstädtische Friedhof, il cimitero nel cuore della capitale tedesca dove riposano anche Friedrich Hegel, Bertolt Brecht e Herbert Marcuse. Alcune centinaia di persone hanno partecipato alle esequie.
I resti, lunghi pochi millimetri, erano stati trovati nel 2016 da eredi del medico in una proprietà di famiglia. Erano custoditi in piccole scatole nere, molte delle quali etichettate con il nome della persona cui appartenevano. Consegnati al policlinico della Charité, quello dove lavorava Stieve, sono stati affidati al Centro per la memoria della Resistenza tedesca che ha ricostruito le storie personali di una ventina di vittime. Su richiesta delle famiglie i resti non sono stati identificati pubblicamente al momento della sepoltura.
Arrivato alla cattedra negli anni dell’avvento del nazismo, Stieve era subito entrato in sintonia con il regime. Alla Charité conduceva ricerche sull’influenza della paura e degli stress psicologici sul ciclo mestruale e sugli apparati genitali maschili. Oggetto dei suoi esperimenti erano infatti ghiandole germinali, ovaie e testicoli, che lui chiamava «Werkstoff», il materiale, e che si faceva arrivare direttamente dalla prigione di Plötzensee, un sobborgo berlinese, o dal campo di concentramento di Ravensbrück, dove migliaia di ebrei e oppositori del nazismo vennero uccisi.
La ricerca, guidata dal direttore del centro Johannes Tuchel, ha dimostrato che i corpi venivano prelevati da un autista pochi minuti dopo le esecuzioni. Una volta in ospedale, Stieve li sezionava esportando gli organi necessari ai suoi esperimenti e poi li mandava al forno crematorio di Wilmersdorf per farli incenerire.
L’acribìa criminale di Stieve ha paradossalmente aiutato nel restituire un volto almeno a una parte delle sue vittime. Se infatti negli anni del nazismo aiutò sistematicamente il ministero della Giustizia del Reich a cancellare le tracce dei loro atti criminali, subito dopo la guerra non ne ebbe più bisogno. Non essendo mai stato membro del partito, egli non venne processato come criminale nazista. Anzi, assunse una posizione di prestigio nell’élite medica della Ddr. Mantenne la sua cattedra alla Humboldt e fu socio onorario della Società Tedesca di Ginecologia fino alla morte nel 1952. Tale era la sua sicurezza di impunità, che nel 1946 Stieve mise a punto una lista di donne e uomini i cui corpi gli erano stati consegnati ed erano serviti ai suoi immondi esprimenti. «La Stieve’s list ci ha permesso di identificare le sue vittime e raccontare le loro storie», spiega Sabine Hildebrandt, studiosa di anatomia alla Michigan University, che ha lavorato all’inchiesta.
Fra loro, Midlred Harnack, nata negli Stati Uniti, in Wisconsin, e sposata a un tedesco, leader del gruppo resistente Orchestra Rossa. Arrestata nel 1943, fu l’unica donna americana impiccata per ordine personale di Hitler.