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 2019  maggio 14 Martedì calendario

A San Marino banche vicine al collasso

Il sistema bancario sammarinese è ormai al collasso e rischia nuovamente di «compromettere le capacità di sviluppo del sistema, fino a minare la sua stessa stabilità e con essa la tenuta del quadro economico».
Non solo. I crediti di imposta concessi negli anni per la risoluzione delle crisi bancarie, stanno «comportando di fatto un aggravio per il bilancio dello Stato e, talvolta, una minor efficacia da parte degli intermediari bancari nelle azioni di recupero sulle posizioni creditizie correlate al credito di imposta».
In poche parole: gli aiuti di Stato non stanno salvando le banche, la qualità dei finanziamenti precipita, i crediti deteriorati aumentano e il costo ricade sempre più sui cittadini.
Lo ha messo nero su bianco la Banca centrale di San Marino nel documento “Dinamiche evolutive del sistema bancario”, appena dato alle stampe.
I crediti dubbi lordi verso clientela, ricompresi nel valore di attivo infruttifero, ammontano a 1, 5 miliardi di euro. I crediti dubbi al netto delle rettifiche di valore ammontano a 627 milioni. Nell’ambito dei crediti dubbi, le sofferenze lorde si attestano a 576 milioni, quelle nette a 239 milioni.
L’Npl ratio – rappresentato dal rapporto tra crediti dubbi lordi e totale dei crediti lordi verso clientela – è il 53% ed evidenzia, si legge nel rapporto, la limitata qualità del credito, specialmente se raffrontata con quella di altri Paesi e determina, al pari dell’ammontare dell’attivo infruttifero, conseguenze per i profili di adeguatezza patrimoniale e redditività delle banche.
Il totale attivo del sistema bancario è passato da 11,5 miliardi di euro del 2008 a 4,6 miliardi a dicembre 2018 (-60%), a fronte del dimezzamento del numero di operatori da 12 agli attuali 6.
Nello stesso periodo, la raccolta diretta è diminuita da 9,1 miliardi a 3,9 miliardi (-56%), quella indiretta da 5,1 miliardi a 1,6 miliardi (-68%), ed i mezzi patrimoniali di sistema hanno registrato una contrazione di oltre il 70%, da 1.232 milioni a 328, nonostante le ricapitalizzazioni nel frattempo effettuate, che hanno interessato, in modo particolare, la Cassa di Risparmio, principale intermediario bancario della Repubblica di San Marino.
Tra il 2008 e dicembre 2018, il sistema bancario ha registrato perdite nette per complessivi 861 milioni di euro. Infatti, a fronte di utili registrati nel biennio 2008-2009 per 95 milioni complessivi, dal 2010 il sistema bancario ha rilevato risultati negativi per un totale di 956 milioni.
L’elevato ammontare di attivi infruttiferi penalizza il margine di intermediazione che, a livello di sistema, dal 2015 non riesce a coprire i costi operativi, costituiti da spese amministrative e rettifiche su immobilizzazioni. Il risultato lordo di gestione, a fine 2017, è negativo di 8 milioni (e il 2018 dovrebbe aver chiuso con -14 milioni). Il risultato d’esercizio di sistema mostra un segno negativo a partire dal 2010, condizionato dalle perdite registrate dalla principale banca del sistema (Cassa di risparmio della Repubblica di San Marino-Crsm), che ha effettuato, negli anni, ingenti rettifiche su crediti, che hanno inciso sul pur consistente patrimonio pregresso.
Non c’è dunque da meravigliarsi se il Pil del Paese, in termini reali, è diminuito di circa un terzo tra il 2008 e il 2015 e, nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione è salito dal 3,1% al 9,2%. Casomai c’è da seguire le voci che circolano sul Titano, secondo le quali sarebbe stata presentata un’offerta di acquisto della Banca industriale di San Marino (Cis) attualmente commissariata. Anche di questo il Segretario di Stato per le Finanze e bilancio dovrebbe riferire oggi – in seduta segreta – in Commissione Finanze.