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 2019  maggio 14 Martedì calendario

La Chiesa ha 115mila case e non le dà ai rom

Dal Vangelo secondo Matteo: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta». Traduzione: con la mano sinistra, se sei un prete, rompi pure i sigilli della corrente a degli occupanti che non pagano la bolletta da sei anni (non l’hanno mai pagata) e fallo pure passare come «beau geste» che riaccende il frigorifero ai bambini e che dà un tetto ai senza casa: tanto sei un prete, nessuno ti punirà e semmai incasserai il plauso di qualche partito in campagna elettorale. Poi però hai la mano destra: con quella, a nome del Vaticano, puoi continuare a gestire discretamente un patrimonio di almeno 115mila unità che equivale al 20 per cento dell’intero patrimonio immobiliare italiano senza pagare la bolletta a nessuno, anzi, pagando meno anche le tue, questo per via delle mille agevolazioni che la Chiesa può rivendicare. Antipastino: la sola Propaganda Fide (Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, hanno sempre questi nomi così) vanta 957 beni in zone anche come piazza di Spagna, via Margutta, via del Babbuino eccetera, e trattasi di proprietà con un giro d’affari di oltre 4 miliardi di euro annui legati al celebre «turismo religioso», quello che fa sì che gli alberghi, se sono del Vaticano, non si chiamano più alberghi. Ecco, i soliti brutali, già risuona la sirena dei solidali: e suvvia, e che dovrebbe fare la Santa Chiesa Cattolica, cedere i suoi millenari palazzi ai rom? O, comunque, a tutti i disperati da centro sociale che l’incenso porporale se lo fumerebbero tutto? No, certo, mica puoi piazzare una roulotte nei giardini di Castelgandolfo, ma – per dire – basterebbe il costo di un solo spot dell’8 per mille per ripianare tutte le bollette non pagate in certi stabili occupati. Perché le cifre, forse, non le avete capite bene. Se il patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400 miliardi di euro (Rapporto dell’Agenzia del territorio e dal dipartimento delle Finanze) quello in mano alla Chiesa si aggira perlomeno attorno ai mille miliardi: in più ci sono da aggiungere 700mila complessi immobiliari all’estero tra parrocchie, scuole e strutture di assistenza: e la stima giunge a 2mila miliardi. Due-mila. Ma nessuno ufficialmente – nella Chiesa – ve lo confermerà mai: sono dissociati, tutti con mano destra e sinistra che vanno per conto loro, tra l’altro senza menzionare investimenti e depositi bancari di cui non si sa nulla. E ora tocca tornare al prete, come si chiama, il polacco, il cardinale Konrad Krajewski. Ci tocca il riassuntino a modo nostro, vista da un marziano a Roma: c’è un esponente religioso, cosiddetto elemosiniere del Papa in una monarchia di soli uomini chiamata Città del Vaticano, che ha deciso dolosamente di compiere un’illegalità e cioè di togliere i piombi dal contatore che sino a una settimana fa riforniva elettricità a uno stabile abusivamente occupato dal 2013, dove, da appunto 6 anni, nessuno pagava la bolletta della luce. Parentesi: in quello stabile nessuno paga da altrettanti anni neppure l’affitto, ma ora questo è passato in secondo piano. Dicevamo dell’elettricità: in genere non impiegano 6 anni a staccartela se sei moroso, bensì un paio di settimane (allo scrivente, per combinazione, è successo ieri mattina per un intoppo burocratico) e quindi l’azienda energetica, nel caso, aveva già soprasseduto per moltissimo tempo per via della situazione: nello stabile ci sono infatti 500 persone (circa un centinaio sono bambini) rimaste senza corrente ormai da una settimana. Il debito era di 319mila euro.

IL PESO DEL VOTO
Comunque, sul Pianeta Terra, e persino a Roma, in genere chi invade le proprietà altrui e non paga la pigione e neppure le bollette, beh, compie dei reati, e quindi viene cacciato dalla forza pubblica. Ma se a compiere i reati sono una moltitudine di persone, ecco che la questione diviene immediatamente politica; se poi c’è pure l’imminenza di una scadenza elettorale, le interpretazioni e il rispetto delle leggi si prestano alle posizioni più variopinte. La prosecuzione di questo articolo è dunque risevata a chi non è candidato alle Europee e può quindi limitarsi a un’analisi secca non solo del gesto – che è una violazione di legge, non ci piove – ma dei suoi interpreti principali: gli abusivi dello stabile e il religioso stacca-piombi.

17MILA METRI QUADRI
Gli abusivi, per cominciare: non costituiscono il corpo palpitante di un orfanotrofio, ma di 17mila metri quadri di stabile con 180 nuclei familiari (sì, ovvio, in buona parte extracomunitari) ma più notoriamente di esercizi commerciali quali osteria, falegnameria, teatro, birrificio, sala concerti e attività di ogni genere. L’invasione porta il cappello di un «movimento per la casa» chiamato Action e, nonostante lo stabile fosse occupato dal 2013, lo stabile «Spin Tabs Lab» non figura tra la ventina di edifici che la prefettura aveva deciso di sgomberare prossimamente. Non è nota con precisione la natura del rapporto tra gli abusivi e il Vicariato cattolico, ma il rapporto c’era, e c’è, tanto che alcune iniziative sono state condivise.

NON PUNIBILE
E veniamo al prete, anzi al Cardinale, anzi al religioso che, secondo il Concordato aggiornato nel 1984, non può essere perseguito come capiterebbe a un cittadino qualsiasi. Già questo è un primo punto importante, perché il cardinale Krajewski ha preannunciato il suo gesto e l’ha pure firmato – lasciando il suo biglietto da visita sul contatore – ben sapendo che sarebbe rimasto impunito: l’esposto presentato dall’azienda energetica, penalmente, andrà a vuoto. Lui ora dice che è «pronto a pagare le conseguenze del suo gesto», ma dirlo è facile: legalmente non ce ne saranno, anche se il reato prevede da sei mesi a tre anni senza contare le aggravanti. In concreto il cardinale ha telefonato al Prefetto per far riattaccare la luce, e poi, ottenuto un diniego, ha detto che entro sera avrebbe fatto da solo, e così ha fatto. Ha rotto i sigilli e la luce è tornata.

«BOLLETTA SOCIALE»
Poi sono tornati anche i tecnici del gruppo Acea per staccarla di nuovo, addirittura scortati da camionette della polizia: ma hanno dovuto desistere – una desistenza molto criticabile – perché qualche occupante si è opposto con la forza e con il corpo. Tutto semplice, forse troppo. La resistenza degli occupanti però era nel copione, e così pure la penosa e irritante e vittimistica pretesa, per il futuro, di pagare una «bolletta sociale» con sanatoria sul passato. Non del tutto a copione, per contro, la reazione di quei partiti – grillini e Pd in primis – che hanno applaudito l’illegalità porporale come se il cardinale avesse riacceso un luna park. Culturale, certo. Antifascista, sì.