Anteprima, 14 maggio 2019
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Biografia di Doris Day
Doris Day (Doris Mary Anne Kappelhoff) (1922-2019). Attrice americana. Nipote di immigrati tedeschi sia per parte materna sia per parte paterna. «Con un padre insegnante di musica (solo classica, però) che, quando lei era bambina, scappò con la migliore amica della moglie, e una madre che da quel momento le si dedicò totalmente, l’adolescente Doris si esercitava come ballerina quando la frattura di una gamba la indirizzò invece al canto. Si distinse subito alla radio, anche a fianco di un quasi adolescente Frank Sinatra, al pari del quale non sapeva la musica ma aveva una straordinaria capacità di interpretarla, facendo sentire bene anche le parole delle canzoni» (Masolino D’Amico). «Bionda, minuta all’apparenza, viso cosparso di efelidi ma simpatico, la “fidanzatina d’America” […] nel 1948 viene scritturata dalla Warner e debutta sullo schermo in Amore sotto coperta di M. Curtiz. È l’inizio di una luminosa carriera» (Gianni Canova). All’epoca Doris Day aveva però già divorziato dal primo marito, il trombettista Al Jorden, da cui aveva avuto il figlio Terence Paul, e stava per divorziare anche dal secondo, il sassofonista George William Wilder, insofferente della sua crescente notorietà, che seppe invece abilmente sfruttare il terzo marito, il produttore Martin Melcher, sposato nel 1951. Recitò in Chimere (1950), La ninna nanna di Broadway (1951) Aprile a Parigi (1952), Non sparare, baciami! (1953) «che le dà finalmente la possibilità di esprimersi pienamente e di cantare Secret Love, uno dei suoi più grandi successi […]. Alfred Hitchcock le farà cantare l’indimenticabile Que sera sera» (Dominique Rabourdin). «Dopo la morte del terzo marito (1968), si eclissa dal grande schermo, ma per cinque anni ottiene un grande successo televisivo con un suo show» (Canova). «Affiliatosi il bambino di Doris, Melcher gestì capillarmente la carriera della moglie dandosi arie di proprietario che lo resero universalmente inviso. Quando morì, peraltro, venne fuori che a sua volta era stato sistematicamente derubato dal suo avvocato. Dopo un lunghissimo processo la vedova ebbe soddisfazioni morali, ma scarso risarcimento. […] Come però avrebbe dimostrato non appena si emancipò dal cinema, detestava essere Doris Day […]. Si fece tirare su la faccia e ingrossare il seno, non per il pubblico ma per sé, per sentirsi sexy. Indossò vestiti scollati, fece vita mondana, si mise anche a bere, moderatamente si capisce. Ebbe dei flirt non troppo segreti. Trovò un quarto marito, un bellone proprietario di un ristorante, ma lo accantonò quando costui entrò in conflitto con la sua vera passione, ossia […] gli animali» (D’Amico). «“Ho resistito a tutto”, ha detto di recente, “come quelle bambole che nei circhi vengono sbattute per terra e poi rimbalzano ritornando in piedi come prima”. […] Il bilancio di ben 4 matrimoni è stato disastroso […]. Il figlio Terry, produttore discografico, morto di cancro nel 2004, era proprietario della villa dove fu massacrata Sharon Tate, e doveva essere lui la vittima perché non aveva pubblicato un disco di Manson… Infine, Rock Hudson, partner di tre mitiche commedie degli anni ’60, è stato cancellato dall’Aids, lasciando l’amica sconvolta. Ma la bambola Doris è sempre risorta. […] E a 87 anni [in realtà a 89 anni, nel 2011, in base al recente ricalcolo della sua età – ndr] ha dedicato a Terry un disco, My Heart, schizzato in testa alle classifiche. Memorabile la sua partecipazione alla serata degli Oscar del 1989 quando Clint Eastwood le consegnò il premio speciale intitolato a Cecil B. De Mille, come riconoscimento alla carriera […] “Non sono più abituata a questo tipo di cose, sono completamente presa dai miei animali, ma non mi ero accorta quanto mi mancasse il lavoro del cinema, l’unico che io abbia sempre amato”» (Silvia Bizio).