Anteprima, 13 maggio 2019
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Biografia di Vittorio Palmas
Vittorio Palmas (1914-2019). Detto “Cazzài” per un difetto di pronuncia. Sopravvissuto al campo di concentramento di Bergen Belsen grazie a quei due chili in più che lo tennero fuori dalla camera a gas (pesava 37 chili, con 35 si finiva nelle docce). Palmas è morto a 105 anni nella sua Ogliastra, a Perdasdefogu. Monia Melis: «Baffetti e berritta (il tipico basco sardo) calzata in testa, era assistito da due delle quattro figlie viventi avute dal secondo matrimonio. Nato servo pastore, contadino e operaio edile: una vita di lavoro dopo gli orrori della guerra con l’unico svago l’aria aperta e le piazze del suo paese. Da lì era partito nel 1935 la prima volta per Vicenza, per il servizio militare. Poi il ritorno in Sardegna, di nuovo con le capre e i buoi: nel 1938 il matrimonio con Fortuna Lai. Il foglio di matricola numero 37053 recitava: 62 chili, non sa né leggere, né scrivere […]. Dal Veneto Cazzài fu spostato in Jugoslavia: Zara, Dubrovink. Il giorno dell’Armistizio, 8 settembre del 1943, per Palmas — tra Fiume e Trieste — la speranza di poter tornare a casa. Ma fu solo un altro inizio: da soldato divenne prigioniero in un campo di concentramento tedesco, insieme ad altri duecento […]. Dalla Germania un’unica cartolina alla moglie, spedita nel 1944, arrivò nel maggio 1945. Troppo tardi: la donna era stata già uccisa dall’influenza qualche mese prima. La bambina orfana vide il ritorno del padre sopravvissuto ad agosto del 1945. Poca fortuna anche per lei: sarà stroncata da una meningite otto anni più tardi. Nel frattempo Palmas si risposò con Giuseppa Carta che lo ha accompagnato fino a pochi anni fa dopo aver festeggiato settant’anni di matrimonio» [CdS].