il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2019
Perpetua: africana, santa e sposata
Santa e martire. Ma moglie e madre, non vergine. È la straordinaria vicenda dell’africana Perpetua, venerata sia dai cattolici sia dagli ortodossi. Una storia che risale a più di milleottocento anni fa, quando i romani imperavano su Cartagine (inglobata dall’odierna Tunisi). Perpetua era di Thuburbo, a più di cinquanta chilometri dall’allora Cartagine. Aveva ventidue anni.
Era cristiana: “Furono arrestati alcuni giovani catecumeni: Revocato e Felicita, sua compagna, Saturnino e Secondolo e, tra di loro, Vibia Perpetua, proveniente da una famiglia altolocata, colta, che aveva contratto un matrimonio di rango. Aveva (…) un figlio che ancora allattava”. In realtà, del marito s’ignora tuttora l’identità. Era il 7 marzo 203 dopo Cristo e un provvedimento dell’imperatore Settimio Severo impediva la conversione al cristianesimo e anche al giudaismo.
Perpetua e gli altri affrontarono allegri e coraggiosi il martirio più feroce: la condanna ad bestias nell’anfiteatro di Cartagine, che poteva contenere da 30mila a 50mila spettatori: “Brillò il giorno della loro vittoria, e procedettero dalla prigione all’anfiteatro, come andassero in cielo, allegri”. Contro gli uomini leopardi, orsi e cinghiali affamati; contro le donne “il diavolo preparò una vacca inferocita”.
La Passione di Perpetua e Felicita (Il Pozzo di Giacobbe, 186 pagine, 15,90 euro) è un documento più unico che raro che viene riproposto con un denso saggio interpretativo a più livelli e un ricco apparato bibliografico dalla storica Anna Carfora della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale. Al netto di tutte le ipotesi sulla sua redazione, comunque contemporanea al martirio, emerge il ritratto di una donna eccezionale che durante la prigionia, oltre alla preoccupazione per il figlio neonato, afferma dinnanzi al procuratore romano la sua leadership in un gruppo composto prevalentemente da uomini. Con lei c’è anche Felicita, incinta e che partorisce poco prima del martirio: “Vennero portate nell’arena spogliate e avvolte in reti. La folla rabbrividì, vedendo che una era una ragazza di fine bellezza (Perpetua, ndr) mentre l’altra aveva i seni che gocciolavano latte per via del parto recente”.