Corriere della Sera, 13 maggio 2019
Alexandra, l’undicenne russa prodigio del pianoforte
A Pier Carlo Orizio, direttore del Festival Pianistico Internazionale, gliel’ha segnalata un mito del piano come Grigory Sokolov, che il 17 sarà presente a Brescia per suo il debutto italiano. Se n’è invaghito anche lo zar del podio Valery Gergiev, che l’ha diretta a San Pietroburgo; quando ha portato Iolanta a Berlino con le maestranze del Mariinskij Teatr ha chiesto di poter aggiungere un concerto con lei; non essendo possibile, le ha fatto tenere un breve recital prima che il sipario si alzasse sull’opera di Ciajkovskij. Ha contorni fiabeschi la storia della pianista russa Alexandra Dovgan: ha 11 anni e frequenta la quinta elementare. «Ma suono già da 7 anni e sono sempre stata immersa nella musica: quando non riuscivo a dormire mi calmavano facendomi ascoltare le Variazioni Goldberg di Bach interpretate da Glenn Gould» ricorda «In casa c’era un vecchissimo pianoforte a coda; leggevo “Yamaha” ed ero orgogliosa di avere in salotto uno strumento famoso. Poi ho scoperto che era un adesivo, in realtà la marca era Rönisch, mai vista da nessun’altra parte». A 6 anni il provino per entrare nella Scuola Speciale di Musica a Mosca: «Un test esigente, davanti a 15 commissari che osservano le mani, controllano il senso del ritmo, l’intonazione e la capacità di riconoscere le note; ero intimidita perché la segretaria che ci aveva accolti era severa, mi metteva soggezione».
Una volta entrata si è sentita decisamente a suo agio. «Siamo molto amici tra di noi, siamo bimbi assolutamente normali: a me piace la matematica, disegnare e leggere libri. E a casa ho la sbarra, quando posso mi esercito nella danza: accanto a Sokolov, Richter e Gould, il mio idolo è la ballerina Maya Plisetskaya». Per una ragazza che gira il mondo la realtà sta già superando i sogni, «ma favoleggio anch’io: eccomi sul palco del Concertgebouw di Amsterdam o della Carnegie Hall di New York». Nonostante l’età ha la idee ben chiare: «Non ascolto incisioni di un brano che studio, non voglio farmi influenzare; a Brescia, tra Sonate di Scarlatti e Beethoven farò lo Scherzo dal Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn: l’ho ascoltato solo nella versione orchestrale».