La Stampa, 13 maggio 2019
Nella fabbrica delle nuove Winx
La casa delle Winx non è Alfea: sta tra Loreto e Roma. A Loreto il cuore: qui le fatine sono state concepite da Iginio Straffi e continuano a essere pensate e parzialmente realizzate. A Roma invece sta la testa, o meglio la tecnologia: vi hanno sede Rainbow Academy e Rainbow CGI Animation Studios, dove vengono realizzate le produzioni più avanzate dal punto di vista tecnologico e formati i nuovi professionisti che le creeranno. A Roma insomma si pensa al futuro. E sono stati fatti dei test per la realtà virtuale.
La serie Winx Club nasce nel 2004: non c’è nulla di simile sul mercato. È subito un successo. Rainbow, proiettata sulla scena internazionale, pensa al film. Ma al cinema ormai tutti vogliono (emulare) Pixar e la sua animazione tridimensionale, il 3D CGI (quella stereo, da vedere con gli occhialini, verrà dopo). In Italia però non ci sono professionisti adeguati: chi sapeva è migrato all’estero. Occorre riportarli in Italia, occorre una scuola per avere le persone giuste. Vincenzo Nisco, attuale art director di Rainbow CGI e direttore dell’Academy, per fare animazione è vissuto in Asia e Australia, ha lavorato un decennio in Disney: è tornato in patria per disegnare le nuove Winx e, spiega, «realizzare la non facile transizione dal 2D al 3D».
Professionisti dell’animazione
«In Italia siamo stati i primi. Abbiamo letteralmente inventato i programmi», si entusiasma Diego Viezzoli, direttore tecnico oltre che docente dell’Academy: altro «cervello in fuga», altro rientro eccellente. Insieme sono venuti a raccontare il loro lavoro e la scuola al WOW-Museo del Fumetto di Milano in occasione dei primi 15 anni di Winx. Ci sono le piccole fan della serie, un po’ stranite da quello che vedono: le Winx ridotte a linee e scheletri, scolorite, con dei fili disegnati da burattino per progettare i movimenti prima che il disegno le «vesta». Ma c’è anche un pugno di agguerriti adolescenti che nel cassetto ha il sogno di quell’Academy.
«Anche in questo caso - spiegano Nisco e Viezzoli - siamo unici in Italia. L’Academy forma professionisti completi, che studiano per realizzare film e videogame, rendering architettonico e realtà virtuale, e subito vengono immessi nel flusso produttivo». Centinaia i ragazzi usciti dall’Academy: molti sono rimasti a lavorare in Rainbow, tantissimi sono volati in giro per il pianeta, l’80% con un lavoro entro l’anno. «Formiamo professionalità tra le più ricercate al mondo».
Dalla scuola al lavoro
È a Rainbow CGI e all’Academy che si deve se le Winx hanno fatto tanti passi in avanti: gli input arrivano dal pubblico e dal mercato, i cambiamenti da una serie all’altra - aspetto, abbigliamento, tecnologie - spesso sono impercettibili ma ci sono sempre. Il 3D del primo film, Il segreto del regno perduto (2007), diventa il 3D stereo di Magica avventura, mentre nel terzo, Il mistero degli abissi, viene usata la motion capture. «In Italia prima di noi, nessuno».
Le sfide maggiori? «I capelli, lunghi e fluidi: con quei software abbiamo potuto fare la serie 44 gatti. Adeguare al 3D più realistico i tratti stilizzati delle Winx 2D: rimpicciolire gli occhi, normalizzare le proporzioni del corpo. In America aveva fatto scandalo che nella trasformazione il corpo delle Winx si intuisse nudo: abbiamo dovuto creare un abbaglio per nascondere quell’impressione. Il 3D CGI l’abbiamo usato anche per le stagioni 5 e 6: ma costi e tempi di produzione si ampliavano troppo. Alla 7 siamo tornati alle origini. La 8 è rivoluzionaria: poiché è scesa l’età del loro pubblico, le fatine sono state ridisegnate».
Alcuni le accusano di essersi «giapponesizzate», altri di avere smorzato le diversità etniche (Aisha è afro, Musa asiatica) che erano una loro peculiarità. E mentre la stagione 8 è in stand by su Rai Yoyo (i primi 13 episodi sono in replica, in autunno gli altri 13) e la 9 è in scrittura, la prima serie live action made in Netflix è in lavorazione: si procede cauti, la sceneggiatura è complessa, c’è molta azione, ma i primi casting sono iniziati e forse sarà pronta già nel 2020. Il live show, che Straffi vuole fantasmagorico, è invece quasi pronto: debutto a fine anno. Per chiudere in bellezza i 15 anni.