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 2019  maggio 13 Lunedì calendario

Cronache dal raduno dei terrapiattisti

Vincenzo, barbetta rossa e bretelle, si sganascia dalle risate, seduto in platea con l’amico Francesco: «Siamo venuti per sentire otto ore di cabaret, dove lo trovi con soli venti euro?». Quarantatré anni e un lavoro nel sociale il primo, quaranta e una laurea in Ingegneria il secondo, si danno di gomito a ogni sparata che arriva dal palco. Il sole? «Una lampadina che gira sopra la terra come una spirale». Gli altri pianeti? «Ologrammi, lampi di luce». La forza di gravità? «Non esiste». Gli astronauti? «Attori al servizio della Nasa, che è come dire Satana». L’eclisse di luna? «Troppo difficile, non l’abbiamo ancora capita». Einstein e Darwin? «Massoni», come tutta la scienza ufficiale figlia del grande complotto contro la verità. L’unica cosa che si salva è la rete. E in particolare i video che girano su Youtube.
Benvenuti al raduno dei terrapiattisti – coloro che sostengono che siamo tutti seduti su un disco sospeso nello spazio - convocato in una saletta da cento posti dell’albergo Garibaldi di Palermo, a pochi passi dal teatro Politeama.
Sedie occupate per metà da giornalisti, e per l’altra metà divise tra simpatizzanti, scettici e curiosi. Tutti tenuti a pagare i venti euro di iscrizione, e pazienza se un operatore Rai - anche lui parte dei perfidi poteri forti – contesta l’obolo e dice che è lì solo per lavorare. E pazienza pure se la «ricevuta» è una striscia di carta ritagliata da un foglio e compilata a mano con il codice fiscale dell’ospite e la firma di uno dei tre relatori del raduno, l’ingegnere elettronico Agostino Favari, palermitano, l’anima garbata e dialogante del terzetto di organizzatori. Gli altri sono Albino Galuppini da Brescia – il leader dai toni apocalittici, ex attivista grillino come Favari – e Calogero Greco, siciliano anche lui ma da tempo residente in Germania. «Mi hanno detto che posso detrarla dalla dichiarazione dei redditi», dice tra il divertito e lo sgomento Marida, commercialista calabrese arrivata per farsi quattro risate. 
A intrattenere la platea in attesa che Favari finisca di ritagliare le ricevute, è Greco, che sarebbe pure simpatico con i suoi nonsense degni del miglior Nino Frassica, se non finisse con il dire che la nostra misera condizione di ottenebrati «ha portato gli uomini a diventare come le donne, e le donne come gli uomini, e poi ci stupiamo dei froci». Aiuto. «Andiamo via», dice qualcuno dirigendosi verso la porta.

Né Nord né Sud
Gli cade dalle mani il disco di cartone con il disegno della terra piatta, dalla platea gli fanno notare che è messo al contrario, «ma tanto che importanza ha, non ci sono un Sud e un Nord». In ultima fila, oltre le risate e il mormorio, cerca di ascoltare Vito Bertolino, 49 anni, musicista ed esperto di arti marziali, arrivato da Marsala, affascinato dalla storia del Regno di Tartaria, quello dei giganti. 
«Com’è possibile che siano stati uomini a costruire le statue colossali che conosciamo? Sarà che non ho studiato, e non lo so…». Ascolta Eliana Urbano Raimondi, 24 anni, laureata in didattica dell’arte, genitori proprietari di una società immobiliare, al collo una terra piatta dipinta su cuoio, aperta a «tutte le posizioni non ortodosse». «Non si capisce ancora come siano state costruite le piramidi egizie e i colossi micenei», dice. Sembra perplessa Caterina Razete, 66 anni, una laurea in Giurisprudenza, ora in pensione, qui in sala perché «molto interessata a tutto quel che riguarda lo spiritualismo». 
È in prima fila invece Livio, arrivato qui da Padova: «Sono sicuro al 101 per cento che la terra non sia un globo, quale forma abbia non so. Ho cominciato ad approfondire queste tesi per caso, quando ho letto qualche mese fa che due persone erano state fermate senza biglietto su un treno e avevano detto che erano terrapiattisti. Le solite semplificazioni di voi giornalisti. Loro avevano detto che non intendevano pagare in nome della sovranità individuale». Quale sovranità? «Concetto troppo complesso, lasci perdere».

La tesi “scientifica”
Di sicuro c’è che, finito lo show di Greco, l’uditorio è tutto per l’attesa relazione “scientifica” di Favari, l’ingegnere. Che prima illustra come al liceo il teorema di Pitagora («Ma Pitagora non era pure un bugiardo come gli altri?», gli urlano dalla platea. «Ma questo teorema è giusto, l’ho verificato io», risponde lui) e poi mostra come prova inconfutabile della terra piatta una fotografia scattata da Genova e in cui si vede l’isola d’Elba. «Ma che scoperta è? Pure da Palermo nelle giornate limpide si vede l’Etna», gli dicono dalla platea. 
Non sa se ridere o piangere Vito D’Angelo, psicoterapeuta, arrivato qui «per studiare che cosa passa nella testa di quelli che si affidano a questa gente, mi sembra preoccupante». Poche file dietro, i veneziani Lucia e Antonio, lei biologa, lui fisico, venuti a Palermo per vedere «una città meravigliosa» e con l’occasione per divertirsi un po’. Scuote la testa Marida, la commercialista: «Non mi sono divertita, sono depressa. Come abbiamo potuto sdoganare tanta ignoranza e tanto odio?».