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 2019  maggio 13 Lunedì calendario

Bellomo si compra la sua scuola

Il 31 luglio dello scorso anno, di fronte al notaio barese Annalinda Giuliani, Francesco Bellomo compra l’85% della Diritto e scienza srl. Il prezzo pattuito è di 400 mila euro. Quindi alla società è attribuito un valore inferiore a mezzo milione.
Lo scandalo stalking-lesioni 
Bellomo è un ex magistrato, destituito dopo lo scandalo per il trattamento delle allieve ai corsi di preparazione all’esame da magistrato da lui tenuti e le accuse di stalking e lesioni mosse da alcune studentesse. A vendere è un avvocato, anche lui barese: Andrea Irno Consalvo. La Diritto e scienza invece è la società che organizza i corsi per l’esame da magistrato che tanti guai ha causato allo stesso Bellomo. Irno Consalvo fa mettere nero su bianco che ha deciso di vendere, è scritto nel documento, «non avendo più interesse nell’attività svolta dalla società, anche in relazione alle vicende mediatiche e giudiziarie che l’hanno coinvolta a decorrere dalla fine del 2017, all’incertezza della redditività futura e ai possibili contenziosi che possano coinvolgerla».
I 600 milioni accantonati
La cosa bizzarra è che con quei 400 mila euro Bellomo si prende una società che pure nell’anno dello scandalo fa registrare dei numeri più che buoni. Fatturato di quasi un milione di euro, una perdita di 65 mila euro ma solo dopo averne accantonati 600 mila per far fronte ai rischi di contenzioso scaturiti proprio dallo scandalo. E soprattutto 2,3 milioni di euro di riserve disponibili. C’è da dire che, prima di vendere, Irno Consalvo si è staccato un dividendo extra di 650 mila euro, che portano il suo incasso complessivo a 1,05 milioni. Ma siamo ancora lontani dagli oltre 2 milioni di euro che avrebbe potuto incassare se la società l’avesse liquidata e si fosse preso la sua quota di cassa (l’altro azionista, con il 15%, è l’avvocato Marika Miglioranza, che è il responsabile degli Affari istituzionali del Pio Albergo Trivulzio di Milano). E, comunque, la Diritto e scienza macina buoni risultati. L’utile netto per anni è stato superiore alla metà del fatturato. I debiti sono pari a poche migliaia di euro, i costi restano costantemente molto bassi. Nel 2017 - ultimo bilancio disponibile - il volume d’affari ha subito una flessione e l’esercizio si è chiuso in rosso di alcune decine di migliaia di euro ma solo, come detto, per effetto dei robusti accantonamenti effettuati per fronteggiare eventuali cause. 
La clausola
Insomma, mettendo tutti i numeri in fila, non si capisce proprio perché Irno Consalvo abbia venduto a quel prezzo. Ai due, compratore e venditore, le ragioni devono invece essere ben chiare, dato che, nell’atto di compravendita, viene inserita una clausola quantomeno anomala per questo tipo di operazioni: «Le parti si esonerano reciprocamente da ogni responsabilità, conseguenza e garanzia relativamente alla consistenza e valore della quota, nonché in relazione alla redditività futura, all’eventuale contenzioso che possa coinvolgere la società, agli impegni contrattuali e relative obbligazioni in atto e future della stessa. Le parti convengono, pertanto, di attribuire espressamente natura aleatoria al presente contratto». In sintesi: Bellomo e Irno Consalvo non intendono rivalersi l’uno contro l’altro per eventuali contestazioni future sul valore della quota ceduta.
Processo in corso
Fino allo scorso anno, Bellomo - attualmente sotto processo a Piacenza dopo le denunce di molestie - risultava «responsabile scientifico» dei corsi della Diritto e scienza. Da magistrato, non avrebbe potuto essere altrimenti. Con l’uscita, evidentemente, ha fatto pulizia tra gli affari.