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 2019  maggio 13 Lunedì calendario

Così la Bestia di Salvini orienta il voto

A Luca Morisi sono sempre piaciute le parole semplici ed evocative: a lui si deve il soprannome “Capitano” per Matteo Salvini e la denominazione “Bestia” per il sistema editoriale fatto in casa grazie al quale dal 2013 amministra, con una discreta dose di spregiudicatezza, le pagine social del leader leghista. Una bocca di fuoco unica in Italia: 3,6 milioni di fan su Facebook, 1,4 milioni di follower su Instagram e 1,1 su Twitter. Senza contare i profili di partito, quelli fiancheggiatori e la consulenza prestata a più riprese per altri esponenti della Lega. L’obiettivo – raggiunto da tempo – era quello non tanto di dare un modo come un altro a Salvini di dire la propria. No, era decisamente più ambizioso: orientare, anzi guidare, il dibattito pubblico. Per rendere meglio l’idea, oggi in Italia solo un giornale ha più fan sul social di Mark Zuckerberg ed è Repubblica. «Facebook non è la discarica dei comunicati stampa, come fanno molti politici. È molto di più, se si sa come fare», spiegava Morisi anni fa, quando l’ascesa di Salvini era solo sul nascere. All’epoca, assieme al socio Andrea Paganella, Morisi era l’amministratore di una società di consulenza per il web, la Sistema intranet srl. Occupazione dichiarata come prevalente dall’impresa: “Sviluppo di applicazioni e soluzioni software di database”. Zero dipendenti dichiarati ma un super committente a monopolizzare l’attività: la Lega Nord. Più qualche consulenza con aziende sanitarie della Lombardia (amministrata proprio dalla Lega).
Appena diventato segretario federale, Salvini capì che il vecchio partito, così com’era e vista la fine del finanziamento pubblico, non era più sostenibile economicamente. Né serviva davvero. In più all’orizzonte si stagliavano le nubi minacciose dell’inchiesta della procura di Genova sui famosi 49 milioni di euro di rimborsi volatilizzati. Così chiuse mezza sede di via Bellerio a Milano, idem il dispendioso giornale La Padania, vendette le frequenze di Radio Padania, mise in cassa integrazione i dipendenti.
E investì le risorse rimaste sul lavoro della coppia Morisi-Paganella, fatturandogli circa 300mila euro l’anno. Non poco per un movimento in dismissione. Ma la vera fortuna dei creatori della Bestia è stato andare al governo. Infatti il team nel frattempo si era allargato. Per alimentare continuamente il sistema servivano grafici, smanettoni, militanti appassionati, meglio se giovani e insieme un po’ svegli. Oggi il grosso di loro è a carico dello Stato: Paganella è capo di gabinetto del Viminale, Morisi è consigliere strategico per la comunicazione, gli altri sono nello staff comunicazione (Leonardo Foa, Andrea Zanelli, Fabio Visconti, Daniele Bertana, Fabio Montoli). I loro compensi tutti insieme fanno 314mila euro l’anno, calcolò L’Espresso. Soldi sganciati dal ministero: per il partito è un super risparmio. Poi invece un’altra decina di collaboratori esterni gravitano già nel mondo Lega, tra portaborse ed eletti nelle istituzioni locali.
A costare adesso però non è tanto la Bestia in sé o chi ci lavora, quanto la promozione dei post di Salvini. Nel solo mese di maggio, facendo una media dei range di spesa forniti da Facebook, le casse della “Lega per Salvini premier” – il partito che anche formalmente sta sostituendo il vecchio guscio della “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”, quest’ultimo gravato dal debito che adesso ha con la collettività, cioè i 49 milioni da ridare indietro allo Stato – hanno sborsato 51mila euro per aumentare l’audience del solo leader. Con una media del genere, solo per “spingere” su Facebook fanno come minimo 600mila euro l’anno.
Ma da dove arriva questo denaro? Nel 2018 quasi 2 milioni di euro dal 2 per mille, più i contributi dei parlamentari. Dopodiché il sistema messo in piedi da Morisi è rodatissimo e le statistiche dicono che il 95 per cento degli utenti di Facebook è incappato almeno una volta nel Salvini-social. Dentro la pancia della Bestia si lavora come in un quotidiano: non ci sono festività né tempi morti, il verbo del Capitano viene diffuso a intervalli regolari alternando foto, video, dirette, machette,meme, semplici messaggi testuali; politici ma non solo. Le reazioni ai contenuti vengono analizzate continuamente, poi da quello si capisce su quali messaggi puntare di più. O dove lasciar perdere. Che in futuro la Lega potesse allearsi con il M5S lo dicevano proprio i social, non recentemente ma già tre anni fa: «Notiamo che c’è una base comune tra i nostri elettori, sul piano comunicativo», la buttò lì Morisi. Allora per tutti sembrava un’eresia. Non per la Bestia.