Il Messaggero, 12 maggio 2019
Disoccupazione, il record del Sud
Il mercato del lavoro, dati Istat alla mano, mostra qualche segnale di timido risveglio. Ma il Sud non riesce a trovare una via d’uscita alla sua crisi penalizzando soprattutto giovani e donne. E in un quadro preoccupante spicca soprattutto un dato: l’incapacità del sistema Paese di dare una risposta alla disoccupazione di lungo corso. In questo campo, le Regioni meridionali e le Isole si confermano nel 2018 maglia nera in Europa, considerato che in 900 mila sono senza lavoro da oltre 12 mesi. Nel dettaglio, si parla di 594 mila individui residenti al Sud e di 312 mila nelle Isole. Per dare un’idea delle dimensioni drammatiche del fenomeno, basti pensare che nell’intera Germania, Paese nel quale vivono oltre 82 milioni di persone a fronte dei 20,6 milioni residenti nel Sud, i lungo-disoccupati sono appena 600 mila. Vale a dire 300 mila in meno con un tasso demografico quattro volte superiore. Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat i disoccupati di lunga durata nel 2018, in tutta Italia, sono diminuiti fissandosi a 1,6 milioni di unità (-81.600) ma sono, appunto, il numero più elevato in Ue. In sole due regioni come la Campania (286.000) e la Calabria (105.000) ci sono più disoccupati da oltre 12 mesi dell’intero Regno Unito (352 mila). Nell’Europa a 28 nel 2018 c’erano 7,3 milioni di disoccupati di lunga durata con un calo di oltre 1,1 milioni rispetto al 2017 ma ancora a un livello superiore di circa un milione rispetto al 2008. In Italia la disoccupazione di lunga durata, seppure in calo rispetto al 2017, è più che raddoppiata rispetto al 2008 quando erano senza lavoro da oltre 12 mesi solo 752 mila persone. In Germania l’andamento è stato opposto rispetto al nostro Paese con 1,6 milioni di disoccupati di lunga durata nel 2008 e un milione in meno (600 mila) dieci anni dopo. In Italia chi è senza occupazione da oltre 12 mesi rappresenta il 58,1% della disoccupazione complessiva a fronte del 43,2% nell’Ue a 28 e del 40,9% in Germania ma le differenze sono molto significative sul territorio. Tanto per esemplificare, nella provincia di Bolzano meno di un quarto dei disoccupati (il 23%) non ha lavoro da più di un anno (il 31% a Trento) mentre in Calabria la percentuale sfiora il 70% (il 69,6%, al livello più alto dall’inizio della crisi economica quando era al 50,5%).
LA CLASSIFICA
Occorre comunque sottolineare che dall’inizio della crisi del 2008 l’Italia ha registrato una crescita significativa della forza lavoro grazie all’aumento della partecipazione delle donne e alla stretta sulle regole per l’accesso alla pensione con la permanenza in ufficio della fascia più anziana della popolazione. Ma nonostante l’occupazione femminile in Italia sia cresciuta (era al 49,5% nel 2018 dal 48,9% del 2017) si allarga ancora il divario con il tasso medio di occupazione femminile in Europa (63,3%, dal 62,4% del 2017). Dopo la Mayotte, regione d’oltremare francese, ci sono quattro regioni italiane agli ultimi posti nell’Unione europea con la Sicilia che scende dal 29,2% del 2017 al 29,1%, la Campania stabile al 29,4% e la Calabria al 31% e la Puglia al 32,8%, in crescita rispetto all’anno precedente. In pratica lavora, almeno ufficialmente, meno di una donna su tre. Le regioni del Sud e le Isole sono in fondo alla classifica anche per l’occupazione della fascia tra i 25 e i 34 anni, con percentuali poco superiori al 40% (45,3% il Sud, 41,9% le Isole in media) a fronte del 77,5% della media Ue.