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 2019  maggio 12 Domenica calendario

Per il Muro Trump mette un ingegnere alla Difesa

WASHINGTON La portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders ha annunciato la nomina del nuovo segretario alla Difesa con un tweet: «In considerazione del suo eccezionale servizio e della sua comprovata capacità di leadership, il presidente ha scelto Patrick Shanahan». Ma a Washington, a cominciare dal Congresso, il commento più diffuso è che Donald Trump abbia commissariato il Pentagono. 
Shanahan, 56 anni, nato a Palo Alto in California, aveva assunto la guida ad interim del ministero il primo gennaio scorso, dopo le burrascose dimissioni del generale dei marines James Mattis. Trump lo ha tenuto in sospeso per quasi cinque mesi, prima di promuoverlo alla testa di uno dei dipartimenti chiave dell’amministrazione. Shanahan è stato per due anni sottosegretario, è un ingegnere meccanico con un master al Massachusetts Institute of Technology, dove ha ottenuto anche un altro master in business administration. Per oltre trent’anni ha lavorato in posizioni di comando alla Boeing, occupandosi lungamente dei progetti destinati al settore militare. Il suo attaccamento all’azienda, cementato da un cospicuo pacchetto di azioni, ha suscitato la diffidenza dell’Ispettorato interno del Pentagono. Qualche giorno fa, però, le verifiche hanno dissolto i sospetti: nel corso del suo mandato di Sottosegretario e poi di segretario ad interim non ha favorito la Boeing nell’assegnazione degli appalti federali. 
Gli esperti vicini all’amministrazione Obama, come quelli del centro studi National Security Council a Washington, contestano la scelta di Trump sul piano tecnico: Shanahan non ha alcuna esperienza politica e diplomatica internazionale. Probabilmente è vero, anche se la stessa obiezione si potrebbe muovere in blocco a tutti i venti candidati democratici alle presidenziali, con l’eccezione di Joe Biden. 
Equilibri 
Il segretario di Stato Pompeo e il consigliere Bolton sono sempre più influenti 
Probabilmente non è questo il punto. In quattro mesi il segretario ad interim si è rivelato una sponda fondamentale per la priorità numero uno nell’agenda del presidente. Non la Corea del Nord, non l’Iran. Ma il Muro al confine con il Messico. Con flessibilità e spregiudicatezza Shanahan ha sfilato prima un miliardo di dollari e pochi giorni fa altri 1,5 miliardi dal bilancio del Pentagono per destinarli alla costruzione della barriera anti immigrati. Sono soldi sottratti, tra l’altro, all’addestramento dei soldati afghani, alla distruzione delle armi chimiche, all’aeronautica. Chi si sarebbe mai prestato a una mossa del genere? Non Mattis o un altro generale. Shanahan, invece, come riportato dal Washington Post ha commentato: «Abbiamo persone intelligenti qui al dipartimento e abbiamo trovato il modo di recuperare le risorse senza un impatto sulla nostra prontezza operativa». Trump non chiedeva di meglio. 
Certo, l’ascesa dell’ex manager cambia gli equilibri nell’amministrazione. Il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton sta guadagnando sempre più spazio, proponendosi come interlocutore obbligato anche per gli alti gradi del Pentagono. E il ruolo politico del segretario di Stato, Mike Pompeo appare sempre più influente. Sono stati Bolton e Pompeo, per esempio, a ideare la stretta militare sull’Iran. Shanahan si è limitato ad accompagnare l’iniziativa. Ma attenzione, perché gli assetti di potere sono per definizione provvisori nell’era di Trump. Negli ultimi giorni il presidente ha addebitato proprio a Bolton la gestione della crisi in Venezuela, finora fallimentare.