La Stampa, 12 maggio 2019
Sun City, il paese per vecchi
Entering Sun City, elevation 1150, founded 1960, City of volunteers». Il grande cartello che accoglie chi arriva nell’assolata cittadina - contea di Maricopa, circa 25 chilometri a nord-ovest di Phoenix - racconta solo in minima parte questa strana comunità a venti minuti di auto dalla capitale dell’Arizona. Perché Sun City è un paese particolare, un paese «per vecchi».
Qui chi ha meno di 55 anni non ha diritto di cittadinanza, i bambini vengono ammessi solo se vengono a visitare i propri nonni (ma non più di 90 giorni all’anno) e in questi case, spesso lussuose, con un centro commerciale che richiama le vecchie piazze di un tempo, una grande area ricreativa e l’immancabile campo da golf, gli anziani (quasi tutti pensionati) invecchiano felici - così almeno dicono sondaggi e recensioni - tra serate di danza, musica country, sfide sul ‘green’ e barbecue che sfidano allegramente il colesterolo.
Come tutti i luoghi del mondo anche Sun City ha i suoi vip, le sue star. In questa cittadina dell’Arizona - quasi 40 mila abitanti, la più antica dei cosiddetti «census-designated place» (Cdp), considerati dal governo americano luoghi ideali per il censimento e le sue statistiche - le celebrità sono le «Poms», le stagionate cheerleader (la più giovane ha poco meno di 60 anni, le più anziane superano gli ottanta) che festeggiano quest’anno il quarantesimo anniversario. E che sono state celebrate con un film (uscito venerdì 10 maggio nelle sale Usa) che vede protagonista Diane Keaton, accompagnata da un cast di attrici e caratteriste ben conosciute dal pubblico americano cine-televisivo.
Nate tifose
Create nel 1979 per sostenere il team di softball Sun City Saints (la squadra della «città degli anziani» che si misura nello sport parente del baseball) le Poms sono diventate nel giro di pochi anni la grande attrattiva del luogo ed hanno oggi addirittura due sezioni distinte: la marching (la classica banda acrobatica delle cheerleader che vediamo in tutti gli sport americani che siano di college o professionisti) e la performing, il vero fiore all’occhiello di Sun City. Sono loro, con i loro cinquanta spettacoli all’anno, le performance a convegni, eventi sportivi, riunioni di comunità, raccolte di fondi, altri centri di vita per pensionati e strutture di assistenza, ad aver portato sulle prime pagine dei giornali (la Reuters le ha immortalate anni fa in un famoso servizio fotografico) questa loro storia fuori dal comune. Donne anziane che per agilità e grazia hanno poco da invidiare alle più giovani, nonne che eseguono piramidi, girandole, che si cimentano in spaccate, in danze moderne con musica country e jazz e che eseguono una «Pom Routine» invidiabile.
Le retirement community sono oggi più di 700, ma tutto ha avuto inizio da Sun City e dall’intuizione di Delbert Eugene Webb. Magnate dell’edilizia, comproprietario degli Yankees di New York, qualche frequentazione borderline con la mafia americana, Del Webb creò Sun City con lo slogan «Segui le tue passioni, scopri nuovi interessi, crea solide amicizie con persone simili a te». Era il 1° gennaio 1960 e nel week end di inaugurazione, quando c’erano ancora solo quattro case e un centro commerciale, una grande folla si ritrovò in quella spianata fino allora conosciuta come Marinette, città fantasma abbandonata da anni. Del Webb si aspettava alcune migliaia di persone: arrivarono in 100 mila, tanto che il settimanale Time dedicò all’avvenimento la cover story.
Ora per Sun City e le sue cheerleader si apre, grazie al film, un periodo di nuova fama. Loro continuano a sgambettare felici nei loro completini rossi e bianchi, con mariti e nuovi compagni (sono diversi gli amori maturi che nascono nella comunità) che le incitano e le sostengono. E c’è da scommettere che il «paese per vecchi» e le sue splendide nonnine avranno una ulteriore giovinezza.