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 2019  maggio 12 Domenica calendario

La Svezia decide su Assange

La magistratura svedese deciderà domani se rilanciare, o lasciare definitivamente cadere, le accuse di violenza sessuale presentate da due donne nei confronti di Julian Assange: accuse che risalgono a sette anni or sono e che avevano all’epoca innescato una richiesta di estradizione del fondatore di Wikileaks dalla Gran Bretagna. Al termine dell’udienza, il vice-procuratore Eva-Marie Persson farà una conferenza stampa. L’avvocato delle due donne, Elisabeth Massi Fritz, un legale molto in vista e che cura molto la sua immagine, chiede che la causa, che pareva essere stata abbandonata, vada avanti: un processo ad Assange in Svezia sarebbe molto mediatico e le garantirebbe molta visibilità.
Se la Svezia dovesse ripresentare la richiesta di estradizione per Assange, la giustizia britannica dovrebbe decidere se affidare l’australiano alla giustizia svedese o a quella degli Stati Uniti, che lo vogliono processare perché avrebbe violato siti riservati e diffuso informazioni lesive della sicurezza nazionale. L’iniziativa americana è relativamente recente e crea tensioni nell’Amministrazione di Washington: i funzionari del Dipartimento della Giustizia vogliono sentirlo e giudicarlo, mentre il presidente Trump non spinge in quella direzione. Nel 2016, Wikileaks rese servizi significativi alla campagna del magnate candidato alla presidenza degli Stati Uniti.
A Londra, Assange sta scontando la condanna inflittagli il primo maggio da un giudice britannico: 50 settimane di carcere – poco meno di un anno –, per avere violato i termini del rilascio su cauzione, quando, nel giugno del 2012, anziché consegnarsi alle autorità britanniche per essere estradato in Svezia, si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e chiese protezione. Una tutela venuta meno il mese scorso, quando l’Ecuador ha lasciato che la polizia britannica penetrasse nell’ambasciata e prelevasse l’ospite divenuto indesiderato.
A emettere la sentenza contro Assange è stata la Southwark Crown Court di Londra: il fondatore di WikiLeaks era presente in aula. La condanna era ampiamente attesa, ma è stata particolarmente severa: il giudice Deborah Taylor non ha tenuto il minimo conto delle tesi della difesa e ha anche ricordato che Scotland Yard ha speso 16 milioni di sterline per sorvegliare per sette anni l’ambasciata ecuadoregna.
Il giorno dopo, c’è stata la prima udienza sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti, cui la difesa di Manning s’oppone. E, in questo intreccio giudiziario, c’è chi introduce l’ipotesi di un asilo in Svizzera per il fondatore di Wikileaks.
Le vicende giudiziarie di Assange condizionano quelle di Chelsea Manning, l’ex soldato Bradley Manning. Venerdì, Chelsea, una ex analista militare, è stata scarcerata dopo avere scontato 62 giorni di detenzione per oltraggio alla giustizia: non aveva voluto testimoniare contro il fondatore di Wikileaks davanti a un gran giurì. Ma il calvario di Chelsea rischia di proseguire: la prossima settimana potrebbe tornare dietro le sbarre. Ha infatti ricevuto un nuovo mandato a comparire davanti a un gran giurì il 16 maggio, fa sapere The Sparrow Project, gruppo di sostegno che lo assiste. Se non testimonierà di nuovo, tornerà in galera.
Nel 2010 l’allora soldato Bradley aveva trafugato centinaia di migliaia di documenti militari e cable diplomatici riservati, alcuni top secret, mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence a Baghdad. La giustizia Usa persegue Assange per averlo aiutato in quella impresa.
Martedì scorso, l’attrice Pamela Anderson, ex star di Baywatch, sentimentalmente legata al giornalista australiano, aveva definito “ingiusto e inumano” il trattamento inflitto dalla giustizia britannica ad Assange, dopo avergli fatto visita nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, che sua madre ha definito “la Guantanamo britannica”. Il gruppo di lavoro dell’Onu sulla Detenzione arbitraria s’è dichiarato “profondamente preoccupato” per la condanna “sproporzionata” inflitta ad Assange, che “non ha compiuto alcun atto violento”.