ItaliaOggi, 11 maggio 2019
Periscopio
I due pesi e due misure si fanno in quattro. Uffa News. Dino Basili.L’Italia gode di un efficiente sistema giudiziario televisivo: le Iene indagano, Forum giudica e dei latitanti si occupa Chi l’ha visto. Massimo Gramellini. Corsera.
Non sarà possibile abbassare le tasse, far crescere la spesa pubblica e, allo stesso tempo, bloccare l’aumento dell’Iva. Giovanni Tria, ministro dell’economia. Agenzie.
Il rischio è che (chiuse le urne il 26 maggio) tra i numeri delle Politiche, i numeri delle Europee e i numeri della Finanziaria si arrivi al cortocircuito finale sul governo. Francesco Verderami. Corsera.
«Avrebbe preferito vivere sotto Stalin o sotto Mussolini?», chiesi alla ripresa dell’intervista a Lucio Colletti. «Ma che, è pazzo? Ho davanti un pazzo», fece. «Oooh!», reagii. «Stalin ha fatto fuori milioni di persone. Sotto il fascismo, invece, Benedetto Croce scriveva, l’Utet pubblicava il Capitale di Carlo Marx…», elencò adirato. Passata anche questa tempesta, gli chiesi di Berlusconi. «È il più intelligente del centrodestra» rispose, «e questo potrebbe anche significare che il centrodestra è un’accolita di cretini». Giancarlo Perna, saggista politico.
All’università studiavo in modo tutto mio. Avendo capito fin dall’inizio che in quell’università nozionistica frequentare le elezioni era inutile perché i professori non facevano che ripetere quanto era scritto nei libri. Per sei mesi non vedevo neanche la Statale di Milano, con quello splendido cortile del Filarete e i suoi chiostri. Giocavo a poker, facevo il filo alle ragazze, viaggiavo. Due mesi prima dell’appello (allora ce n’erano tre, a giugno, a ottobre e a febbraio) mi chiudevo in casa. In modo monacale e maniacale. Amici, amiche, eventuali fidanzate non esistevano più. Massimo Fini, Una vita. Marsilio, 2015.
La Sinistra che prende il potere nel 1876 è diversa almeno in un punto: non può vantare la sua probità amministrativa. I grandi scandali, in Italia, incominciano con la Sinistra; cominciano allora e non sono mai finiti. La Sinistra usa la corruzione come uno strumento di governo. Giuseppe Prezzolini, Intervista sulla destra – a cura di Claudio Quarantotto. Mondadori, 1994.
In Rai volevo realizzare un progetto, che sarebbe stato strepitoso per i suoi effetti imprevisti, di accostare due personaggi assolutamente unici e diversi: Beniamino Placido e Gianfranco Funari. La bestia e il professore, questo era il titolo. Poi Funari ci ripensò, anche lui cedette alle offerte miliardarie di Fininvest. Peccato. Sarebbe stata una grande trasmissione. Angelo Guglielmi, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.
L’immaginario di sinistra si nutre pur sempre di frequentazioni. In pratica essi sono stati solo giornalisti, attori, autori, comici, satiri, cuochi, imprenditori, fichetti marketing-oriented. E non per fare i sovranisti, ma certo non ha giovato l’idea di riempire i vuoti con quella specie di smania anglofila tra Alberto Sordi e Carosone: il loft, lo storytelling, il politically correct, i videomaker cialtroni, le playlist menzognere, «People have the power», diffondevano gli altoparlanti, ma per favore, indietro popolo, piuttosto. Filippo Ceccarelli. la Repubblica.
A Bari un ragazzo di 9 anni arriva in Ferrari alla sua Prima comunione. Presumiamo che al matrimonio arriverà in elicottero. Se il padre sarà ancora un boss della malavita. Emme. Libero.
I tedeschi non hanno un 25 aprile anche perché non hanno avuto una guerra civile. Ma da loro la memoria (e la condanna) del nazismo è molto più severa di quella che abbiamo del fascismo in Italia. Da loro infatti nessun ultrà sventola striscioni in onore di Hitler, anche perché finirebbe in galera. Aldo Cazzullo. Corsera.
Se una grande scuola, un’università, per dire, non è capace di assicurare le libertà di parola a un accademico, c’è da temere per lo stato delle nostre libertà. La vigliaccheria porta a tutte le rinunce. Pascal Bruckner, scrittore. Le Figaro.
Giorgio Armani nasce in un piccolo appartamento di Piacenza, con la stufa in corridoio. Il padre è impiegato alla Casa del fascio. Dopo la Liberazione, la madre confeziona camiciole e braghette con la seta dei paracadute che i soldati angloamericani hanno lasciato appesi agli alberi. Giorgio osserva e impara. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio, 2014.
Sono un insofferente. Se sono al ristorante, e il cameriere, o, dio liberi, il trattore, portandomi il piatto incomincia a tentare di spiegarmi gl’ingredienti di che è composto, lo scaccio in malissimo modo, da fargliene passare la voglia per sempre. Se qualcuno per strada mi dicesse «Lei è cornuto», non farei una piega, essendo la cosa fra le umane possibilità. Ma quando, specie a Milano, qualche zelante mi si avvicina e con sorriso complice mi fa «Maestro, quanto ci mancano le sue critiche musicali sul Corriere!», tiro fuori la pistola. Paolo Isotta, storico della musica. Libero.
Il nonno di Marina Cicogna era Giuseppe Volpi, poi conte di Misurata, imprenditore, uomo di Stato, forse ascrivibile in quella categoria molto evocata, «anche nel fascismo ci fu del buono». Ministro delle colonie, inventore del Festival di Venezia, governatore della Tripolitania. Lei ha prodotto film, viaggiato, ha fatto due libri da fotoreporter davvero belli, meglio di tanti giovinastri più celebrati. Con didascalie spiritose in tre lingue. Marina Cicogna (Michele Masneri). Il Foglio.
All’inizio degli anni 60 Brodskij scrive delle poesie e ne traduce senza essere iscritto all’Unione degli scrittori, la cosa viene denunciata e lui viene processato per parassitismo. Al giudice sovietico che gli chiede: «Ma lei, che non è iscritto all’unione degli scrittori, come fa a essere un poeta? Chi glielo dice che lei è un poeta?». Brodskij risponde: «Forse è un dono divino». Che, nell’Unione Sovietica atea, è una bella risposta, ma non è una risposta che gli vale un’assoluzione, lo condannano a cinque anni di lavori forzati al Nord, nel distretto di Konosa. Paolo Nori, La grande Russia portatile. Salani editore, 2018.
Il regista francese Michelle Deville festeggia i suoi 88 anni spiegando: «Il mio cinema è istintivo, mai premeditato». Marie-Noëll Trancant. Le Figaro.
Se penso a Milano mi vengono in mente tante canzoni, a cominciare da quelle di Gaber. Milano è una città che ti prende, ma devi andare alla sua stessa velocità, altrimenti rischi di essere tagliato fuori. Per guadagnartela serve tanto impegno e un po’ di fortuna. Nina Zilli, cantautrice. Vivi Milano.
La fama è ciò che resta della popolarità, spenti gli applausi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.