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 2019  maggio 12 Domenica calendario

I problemi della serie C

La Serie C ha vissuto una delle stagioni più tormentate della sua storia. Il calcio dei campanili, quello dei comuni, ha ancora senso nell’era dello Sport Business globalizzato? Ne è persuaso, e per diverse ragioni, l’attuale presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli.
«La scorsa estate ci ha lasciato una eredità pesante, con 10 squadre che avevano presentato fideiussioni irregolari per iscriversi, altre compagini che sono rimaste in stand by per settimane per la lentezza e le indecisioni della giustizia sportiva. Criticità che si sono aggiunte alle normali problematiche che possono presentarsi nel corso di una stagione – spiega Ghirelli -. Ma degli oltre 130 punti di penalizzazione dovuti a inadempienze retributive e contributive, più dell’80% sono ascrivibili a quelle stesse realtà che sono state ammesse dopo innumerevoli ricorsi e derogando alle regole ordinarie. Sarebbe bastato applicare queste ultime per evitare alla categoria un danno di immagine e di reputazione enorme».
Dal Duemila sono oltre 150 le società che sono fallite o che non si sono iscritte al campionato. Una ecatombe che ha ridotto il numero dei club alla base della piramide del professionismo da 90 a 60 (di fatto anche meno). La lunga crisi economica della Penisola ha ridotto le aziende disposte a sostenere team calcistici (e non solo) e con la fine del mecenatismo e la contrazione dei contributi di solidarietà dall’alto si è assottigliato il nucleo di squadre con alle spalle proprietà solide.
Questo ha favorito l’infiltrazione di speculatori o di associazioni criminali: dal 2012 al 2017 i club di Serie C hanno bruciato complessivamente 300 milioni, con perdite medie di 60 milioni, e accumulato 150 milioni di debiti. Deriva ineluttabile se si hanno in media 2,7 milioni di entrate e 4,2 milioni di uscite. Il costo del lavoro nel 2017 assorbiva più dell’80% del fatturato. Attualmente quasi 7 giocatori su 10 sono retribuiti al minino federale di 30mila euro lordi all’anno.
La Lega Pro sta correndo ai ripari. «Abbiamo tante squadre, c’è chi dice troppe, ma ciò risponde alla nostra storia, alla storia dei Comuni. Amo dire che dobbiamo essere la Lega dei Comuni, ma dobbiamo tornare a essere la “Lega dei pulmini” – aggiunge Ghirelli -. Dobbiamo accompagnare i ragazzi dalle loro case ai nostri centri sportivi e tornare a formarli. Questo sia per svolgere una funzione sociale sia per ripatrimonializzare i club, senza più operare per conto delle società di Serie A come oggi. Ci servono tecnici preparati e strutture moderne». Le risorse potrebbero derivare dalla defiscalizzazione degli oneri retributivi con il passaggio al semi-professionismo, già inserito nel programma del Presidente della Figc Gabriele Gravina. «Dimezzare il costo del lavoro per i club è cruciale per poter svolgere la nostra missione – sottolinea il presidente della Lega Pro -. Altrimenti possono anche dirmi che questo non serve al Paese e allora non ho problemi a ridurre i club a 30».
Intanto, è stata varata una disciplina contabile più severa. Le iscrizioni alla prossima stagione dovranno essere completate inderogabilmente entro il 24 giugno. In caso di mancato pagamento degli emolumenti, ritenute Irpef e contributi Inps per due bimestri anche non consecutivi scatterà l’esclusione dal campionato. Viene istituita una black-list per evitare l’acquisto dei club da parte di soggetti “indesiderabili”. Sarà la Figc a dare il via libera al riconoscimento del titolo sportivo a patto che gli acquirenti non abbiano ricoperto negli ultimi 5 anni il ruolo di socio o di amministratore oppure di dirigente in società destinatarie di provvedimenti di esclusione dal campionato o di revoca dell’affiliazione.
Sarà richiesta una capacità finanziaria ed economica tale da far fronte, in misura proporzionale alla partecipazione acquisita, alle attività di impresa derivanti dal fatturato medio delle ultime 3 stagioni sportive e una fideiussione bancaria a garanzia dei debiti sportivi scaduti per la stagione in corso. «Occorre elevare la cultura calcistica e imprenditoriale per bandire faccendieri e millantatori – commenta Ghirelli -. La credibilità è il fattore decisivo. Quest’anno ci sono 5 promozioni in B e 5 retrocessioni, rispetto a 4 promozioni e 9 retrocessioni. Abbiamo però stabilito lo scorso aprile che in presenza di rinunce di società all’iscrizione per il campionato 2019/20 o in caso di esclusioni o fallimenti vadano riammessi prioritariamente i club virtuosi di Lega Pro».
Decisiva anche la scelta di incentivare l’utilizzo di giovani prodotti dal vivaio. Dalla prossima stagione sarà abolita così ogni limitazione di età, ma sarà introdotta una lista con un massimo di 6 calciatori per ogni club, il cui tesseramento sia a titolo di cessione o trasferimento temporaneo da parte di società di A e B (300 nell’ultima finestra di mercato). «Ma bisogna fare di più – conclude Ghirelli -. Servono, per esempio, protocolli per comprimere i moduli scolastici ed eliminare la dispersione. Abbiamo bisogno di atleti istruiti, forti culturalmente per il gioco del pallone e per il loro futuro post calcio».