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 2019  maggio 11 Sabato calendario

Will Smith e il genio della lampada

Una lampada magica piena d’allegria, colori e canzoni. Dopo tante riletture d’autore più o meno riuscite, e spesso crepuscolari, dei cartoni classici, Disney consegna una versione live di Aladdin con un travolgente Will Smith in versione genio egocentrico, folle e tenero. Accolto da una pioggia di applausi all’anteprima londinese all’Odeon di Leicester Square, il film firmato da Guy Ritchie, in sala dal 22 maggio, ha al centro un Genio che canta balla e trova il tempo d’innamorarsi della cameriera della principessa Jasmine. «Ho cucito tutto sul Dna di Will», spiega il regista. Smith, in pantaloni sportivi e t-shirt bianca, confessa: «Non ero più abituato a queste reazioni, nei miei ultimi film che non sono andati bene la prima domanda che mi facevate era “come stanno Giada (Pinkett Smith, la moglie ndr) e i ragazzi?”. Che bello invece ritrovare un successo come questo».
Soprattutto dopo i 50 anni. «Non ci posso credere ma sì, arrivare a mezzo secolo significa girare un angolo nella vita. Questo film per me è un grande ritorno.
Sono stato lontano dal cinema per due anni, per studiare, imparare, crescere, ho riscritto le mie priorità: stare con persone che amo, in posti che amo a fare cose che amo. Questo è stato per me Aladdin». E pensare che le prime immagini del divo in versione blu e calva avevano provocato ironia e centinaia di sfottò sui social, “divertenti”, era stato il suo imbarazzato commento. Dei tanti Geni del cinema – c’è perfino quello interpretato da Vittorio De Sica in Le meraviglie di Aladino, 1961 – il più temuto era l’Aladdin (1992) in cui il Genio aveva la voce di Robin Williams: «Quando la Disney mi ha chiamato ho avuto paura. È stato come se mi dicessero “sai, rifacciamo Il padrino e tu fai il ruolo di Al Pacino”. Robin ha cambiato i canoni comici in un film d’animazione, c’era davvero poco da aggiungere alla sua libertà creativa. Ma provando le canzoni ho capito che potevo cercare di omaggiarlo regalando un pizzico di nostalgia ma anche, essendo la nostra una versione dal vivo, aggiungere qualcosa di mio. Risate, romanticismo, canzoni, travestimenti: è stato come raccogliere tutto quello che ho messo su in trent’anni di carriera e spararlo in un unico film». In molti, perfino il musicista premio Oscar Alan Menken, che firma le canzoni come fece con quelle del cartone originale (e in La bella e la bestia e La sirenetta, che segnarono il rinascimento disneyano anni 90), dubitava di un musical diretto dal regista di RocknRolla che ha azzeccato la saga di Sherlock Holmes e affondato tra gli effetti speciali quella di Re Artù. Invece il suo Aladdin è una lampada magica da cui escono un cammello di fiori gialli alto sei metri, elefanti e struzzi, ballerine e pappagalli, una città di bancarelle e palazzi reali, caverne piene di tesori, decine di geni blu minuscoli e giganteschi, moltiplicati in una sinfonia pop, rap e bollywoodiana in cui balla perfino il vecchio sultano (doppiato nella versione italiana da Gigi Proietti), con una credibile scimmietta digitale e un dolcissimo tappeto volante.
«È davvero un film pensato per la mia famiglia» commenta il regista, «vivo in una casa con cinque ragazzini dai nove ai quindici anni, guardiamo centinaia di film, i bambini premono perché li intrattenga e se posso riuscirci con loro ho pensato che potevo farlo anche con quelli degli altri. L’idea principale è stata prendere il meglio dell’effetto nostalgia e portare però freschezza, attualizzare e dare spessore al personaggio di Jasmine, senza esagerare». A incarnare Jasmine è la nuova star Naomi Scott, (sarà anche una delle prossime Charlie’s Angels) che lotta per diventare Sultano e aiutare il suo popolo malgrado la legge lo vieti, e canta Speechless, brano che la dice lunga sull’evoluzione delle principesse Disney (in Italia Giunti pubblica una nuova collana, Storie di talenti, per raccontarle come persone che hanno saputo coltivare fin da piccole le proprie qualità).
«Quando ho cantato sul set ero emotivamente sconvolta – racconta Scott – poi mi sono girata e ho visto che Guy Ritchie stava piangendo». Sul nuovo corso Disney ragiona anche Mena Massoud, canadese di origini egiziane che interpreta Aladino, alle spalle un ruolo drammatico nella serie Jack Ryan: «Agrabah è un luogo inventato ma riflette la cultura mediorientale. E penso che il cast multiculturale del film si inserisca nel cambiamento in atto a Hollywood. Per attori che appartengono a un gruppo etnico come il mio non è facile diventare protagonisti di un classico Disney: spero che questo film dimostri che ne siamo all’altezza».
Nella foto in alto Will Smith, 50 anni, nei panni del Genio.
A sinistra Naomi Scott, 26 anni, che interpreta Jasmine; sotto Mena Massoud, 27, protagonista del film diretto da Guy Ritchie. Aladdin arriva nelle sale il 22 maggio
Gli auguri a Harry e Meghan
Il fotomontaggio pubblicato da Will Smith su Instagram: il royal baby ha il volto del principe di Bel Air, il personaggio della sitcom anni 90 che diede all’attore grande popolarità