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 2019  maggio 10 Venerdì calendario

Gli orsi di Buzzati a Cannes

Quando, nel 2012, Lorenzo Mattotti mi espresse il desiderio di trasportare al cinema La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati, apparve subito chiaro che sarebbe stata la persona più adatta a realizzare un progetto del genere. Meglio di lui nessun altro autore di fumetti e cartoon avrebbe potuto fare propria quella favola per bambini definita dalla rivista Life «Una meravigliosa lettura per tutte le età» e, attraverso la matita, darle il soffio vitale. La sensibilità dell’autore di Fuochi e il suo immaginario così in sintonia con quello dello scrittore bellunese, rendevano perfetta l’accoppiata. Tanto che le loro visioni del fantastico non avrebbero potuto che arricchirsi a vicenda, dando alla storia degli orsi – parabola pacifista e animalista, ricca di temi universali, dalla perdita di identità al rapporto padre-figlio al tradimento delle proprie origini – la forza necessaria per essere trasportata, ingigantita e animata, dalla pagina al grande schermo. Oggi, dopo una lavorazione durata oltre sei anni, segnata da interruzioni, cambiamenti e ripensamenti, ma anche da grande entusiasmo, il film sarà presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard: unico lungometraggio italiano (ma di produzione italo-francese) presente nella kermesse con Il traditore di Marco Bellocchio. E così, dopo la Sicilia, gli orsi invaderanno la Croisette.
Nata dalla matita di Dino Buzzati per intrattenere le nipoti, La famosa invasione uscì a puntate sul Corriere dei Piccoli tra il gennaio e l’aprile 1945, quando, sospesa dopo la Liberazione la pubblicazione del Corriere, anche il suo supplemento interruppe le uscite lasciando la fiaba incompleta. Buzzati la raccoglierà in volume lo stesso anno, ultimandola e rivedendola – il Granducato di Maremma diventerà di Sicilia. Nascerà così una fiaba moderna, che piacerebbe a Greta Thunberg e andrebbe riletta periodicamente perché contiene valori senza tempo, che sanno confortare, sostenere, ammonire. Narra la storia di una comunità di orsi che scendono dalle montagne e invadono la Sicilia alla ricerca del figlio rapito del loro re Leonzio, ricerca da cui scaturiranno battaglie, magie, rivalità, tradimenti che li porteranno a perdere la purezza assimilando i difetti umani.
Lorenzo Mattotti la legge da ragazzo, già colpito dall’aspetto favolistico e misterioso dei lavori di Buzzati che, ha confessato a un convegno dedicato all’autore di Poema a fumetti, non solo aveva «mangiato, ma addirittura digerito», tanto da citarlo spesso nei suoi lavori – dai babau nel Signor Spartaco alle montagne nel Doctor Nefasto alle nuvole nel Santo Coccodrillo. Poi, come spesso accade, se ne dimentica, fino a quando la rilegge in età adulta e sente l’urgenza di trasformarla in un cartone animato. Operazione coraggiosa: primo perché deve dare un’impronta personale a una storia che già lo stesso autore ha disegnato; secondo perché trasportare al cinema i lavori di Buzzati non ha sempre prodotto risultati eccellenti. Ci hanno provato Gianni Vernuccio (Un amore), Ugo Tognazzi (Il fischio al naso tratto da Un caso clinico), Ermanno Olmi (Il segreto del bosco vecchio), Mario Brenta (Bàrnabo delle montagne), forse solo Valerio Zurlini con Il deserto dei Tartari è riuscito a rendere al cinema le atmosfere di attesa e passare del tempo presenti nel romanzo. Su come sarà il cartone di Mattotti, la cui sceneggiatura è firmata da Thomas Bidegain, Jean-Luc Fromental e da Mattotti stesso, qui al suo debutto alla regia, la produzione mantiene il più stretto riserbo, per non compromettere l’impatto che le immagini, le voci dei personaggi, la musica di René Aubry, compositore caro al fumettista bresciano, avranno sul pubblico. Di certo si sa che sarà un film più spettacolare che d’autore, ricco di colpi di scena, poetico e popolare, con una prima parte epica e una seconda più misteriosa e urbana.
«Dino sarebbe rimasto affascinato da questo progetto», disse all’inizio della lavorazione la moglie Almerina, cui il film è dedicato. Ora il pubblico si prepara ad esserlo quando le luci si spegneranno e gli orsi invaderanno la sala.