Corriere della Sera, 10 maggio 2019
Norvegia, la ministra della Sanità fuma e beve
In quasi tutte le foto pubbliche, ha una sigaretta fra le labbra: «Sono una fumatrice sociale». A cena con i compagni di partito, spesso ha un boccale di birra o un bicchiere di vino in mano, e carne rossa nel piatto. Pallidi tacchini, analcolici e risotti alle fragole non fanno per lei. Perché Sylvi Listhaug, 41 anni, florida esponente del populista Partito del progresso norvegese, in passato nota per le sue posizioni anti migranti, è fatta cosi: colesterolo, bronchiti e altri rischi non la turbano. Il dovere della prevenzione sanitaria non sembra assillarla.
Peccato che sia il ministro della Sanità di fresca nomina, in un Paese che del salutismo ha fatto quasi un dogma. Sylvi lo ha detto subito, dai microfoni della tv: «Non ho intenzione di fare la poliziotta morale, di dire alle persone che cosa devono o non devono fare. Non è questo il compito del governo. La gente in generale sa ciò che è sano e ciò che non lo è, credo». Oncologi, epidemiologi e medici di famiglia la accusano di ignorare, proprio lei, il concetto stesso di salute. Il fumo fa male? «Credo che molti fumatori si sentano trattati come paria, e questo non va bene». I divieti posti a sigari e sigarette sono già abbastanza estesi, ma qualcuno vorrebbe estenderli. E lei, sigaretta alle labbra: «Il divieto di fumo funziona già così com’è. Dove mandiamo questi fumatori? Devono andarsene nel bosco in cima a una montagna? Non c’è il divieto assoluto di fumare, e allora deve essere permesso di fumare in alcuni luoghi dove oggi non si può (probabilmente alcune categorie di locali pubblici, ndr)».
Sylvi non vuole passare per un’estremista irrazionale: «Anche se il fumo non è buono, perché è dannoso, bisogna che gli adulti decidano da soli cosa fare. L’unica cosa che il governo dovrebbe fare è dare informazioni. Metteremo presto in piedi una strategia per evitare che i giovani comincino a fumare e far sì che più adulti smettano».
Questi concetti, avvertono i responsabili della Società norvegese contro i tumori, fanno temere che il ministro ignori che cosa siano la salute pubblica e il suo ruolo. Lei non fa una piega. La sua preoccupazione, come per altri del suo partito, è lo «Stato balia», cioè il rischio che la mano pubblica interferisca troppo nella vita privata.