ItaliaOggi, 10 maggio 2019
Diritto & Rovescio
Nel 2006, ai tempi del flirt economico e politico tra Silvio Berlusconi e Gheddafi, venne istituito il Dipartimento di italianistica presso l’università di Bengasi (Libia) nel quadro del trattato di amicizia italo-libico. Questa struttura si riempì immediatamente di studenti desiderosi di imparare la lingua che veniva usata dai loro nonni e bisnonni ma che nel frattempo, anche forzatamente, era stata sostituita dall’arabo e dall’inglese. Il dipartimento di italianistica fu associato all’università di Palermo che però mandò a Bengasi, dicono gli studenti, libri in dialetto siciliano o sulla storia del movimento separatista della Sicilia dal resto della Penisola. Volumi come La sicilianità nel sangue, oppure la biografia di Salvatore Turiddu o l’esaltazione del banditismo contro il governo di Roma. Insomma, fondi di magazzino. Intanto il Dipartimento libico non dispone di una grammatica italiana o di un vocabolario arabo-italiano. C’è da vergognarsi. Il guaio è che chi dovrebbe vergognarsi non si vergogna.