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 2019  maggio 10 Venerdì calendario

Il figlio di Carla Bruni è sovranista. Intervista

Si può essere molto giovani, sovranisti e profondamente euroscettici. Anche quando da parte di mamma si discende da una dinastia dell’alta borghesia industriale torinese, con chiari predisposizioni artistiche (e un fondo di progressismo) e da parte di padre la famiglia è intellettual-parigina, rive gauche e della gauche politica. 
Ebbene, sì, nel 2019 capita anche questo. Lui si chiama Aurélien Enthoven. La madre è Carla Bruni e il padre Raphael Enthoven, filosofo francese à la page. Aurélien, 17 anni, all’ultimo anno di liceo, ha aderito all’Upr (Unione popolare repubblicana), piccolo partito francese (molto) sovranista, capeggiato da François Asselineau. Che è un personaggio amato da tanti gilet gialli ma inevitabilmente imbarazzante per certi ambienti della capitale. 

È Marisa Borini (in Bruni-Tedeschi), la nonna, pianista, che sposò Alberto Bruni Tedeschi (allora re italiano degli pneumatici di giorno e compositore di opera di notte) a metterci in contatto con quello che lei chiama «il ragazzino» e che ama profondamente (era lei, anni fa, a portarlo in giro per la Francia ai raduni di youtuber, dove lui, alias Gigantoraptor, era già una star). Eccolo Aurélien, educato e disponibile, stesso volto della mamma e della signora Marisa.
Quando ha deciso di aderire all’Upr di Asselineau?
«Nell’ottobre 2017 e mi sto impegnando ancora oggi, in vista delle Europee».
Il primo maggio ha sfilato per le strade di Parigi per denunciare «la dittatura dell’Ue». Indossava la maglietta degli hard-brexiters, con la scritta «Leave Means Leave». Lei vuole la Francia fuori dall’Unione?
«Certo, rappresenta una priorità assoluta, se si vuole portare avanti una politica nazionale conforme con la democrazia. Credo che la sovranità nazionale sia fondamentale e che con l’Unione europea si assottigli sempre più, giorno dopo giorno».
Perché questa scelta sovranista?
«La scala del governo nazionale permette di preservare un’identità culturale legata alla storia. Fra l’altro, sono fermamente repubblicano.
Cosa significa?
«La repubblica è il regime politico che esalta un ideale di coesione e di solidarietà nazionali, imposti a un sistema democratico. Tutto questo può avvenire solo nel quadro di uno Stato-nazione, l’Ue è antirepubblicana».
A casa sua cosa ne pensano? Devono essere arrabbiati…
«Mi rispettano tutti. E apprezzo enormemente questo atteggiamento».
Anche Nicolas Sarkozy, marito di sua madre?
«Certo, anche lui».
Senza conoscerla, visto da dove viene, si poteva pensare che lei fosse piuttosto un sostenitore di Raphael Glucksmann, intellettuale parigino che ha preso per le prossime Europee la guida di un fronte della sinistra, spinto dal Partito socialista (e che va malissimo nei sondaggi)…
«Sulla costruzione europea non mi sento per niente vicino alle idee di Glucksmann. Non bisogna giudicare un libro dalla copertina. Bisogna ascoltare i giovani e quello che hanno da dire».
Non crede più al divario sinistra-destra, come tanti suoi coetanei?
«No, ci credo».
Lei è di sinistra o di destra?
«Mi sono sempre considerato di sinistra ma in quella attuale non mi riconosco più. Una buona parte della gauche ha abbandonato l’approccio repubblicano e l’universalismo a vantaggio di tesi indigeniste-razziali e del differenzialismo. Oggi sono di destra perché la sinistra è diventata tutto questo».
Partiti sovranisti come l’Upr sono accusati di cospirazionismo. Lei l’anno scorso in rete è stato vittima di insulti antisemiti anche da parte di una certa nebulosa di quel tipo. La sua scelta attuale non è contraddittoria?
«Di cospirazionisti nella mia formazione politica ce ne sono, certo, come altrove. Ma è un problema latente».
Lei parla di nazione francese. Si sente anche un po’ italiano?
«Ho un grande rispetto per l’Italia. Capisco la lingua ma non la parlo bene. Per questo non mi definisco italiano».
In Francia in tanti si ricordano di lei piccolo, sulle spalle di Sarkozy, mentre visitava con sua madre le rovine di Petra nel gennaio 2008. Era l’inizio della storia fra di loro e i fotografi vi stavano alle calcagna. In tante immagini lei, che aveva appena sette anni, si copre il viso con le mani. O sono quelle di Carla Bruni a farlo. Si ricorda quell’episodio?
«Certo, benissimo. Queste cose mi diedero molto fastidio sul momento. È passato tanto tempo. Ma non ne conservo un bel ricordo»