la Repubblica, 10 maggio 2019
Cambiano le regole di Uno, il gioco di carte
Chi stabilisce le regole del gioco? Chi può cambiarle? Il quesito è cruciale e già costituì un leitmotiv dell’azione politica di Ciriaco De Mita, nei suoi periodi più fulgidi. Al giorno d’oggi, e molto più modestamente, costituisce invece il cruccio degli appassionati di Uno, un gioco di carte prodotta dalla Mattel.
Il gioco richiede di liberarsi al più presto delle carte che si hanno in mano: vince infatti il primo che ne resta privo. In questa logica, sommamente spettacolari sono le combinazioni che consentono a un giocatore di costringere il rivale a pescare dal mazzo altre due o addirittura quattro carte, allontanandolo bruscamente dalla meta. Il colpo a volte può essere schivato dalla vittima designata se è in grado di giocare subito un’altra carta che aumenterà la penalità e la scaricherà sul giocatore successivo. Ebbene. Con un tweet – cioè con la modalità d’annuncio prediletta anche dal presidente Usa in carica – la Mattel ha ora stabilito che la deviazione-parafulmine è esclusa dalle regole del gioco ed è quindi illegale.
Si dice “gioco di carte” e non si è ancora detto niente. C’è il bridge, in cui in gioco è la capacità cerebrale e speculativa dei concorrenti e il ruolo del caso è pressoché marginale. C’è il poker, dove a decidere il gioco è essenzialmente la fortuna, combinata però con la capacità individuale di controllare le espressioni somatiche delle proprie emozioni. Ci sono giochi come la briscola chiamata, dove contano anche doti di istrionismo teatrale (e si arriva al truco argentino in cui è previsto, richiesto, pressoché codificato l’inganno). Infine ci sono giochi quasi muscolari, nei quali continui rovesci di fortuna istigano alla mutua e trionfante irrisione fra avversari. L’Uno non rassomiglia al bridge: si accosta ai giochi più schiamazzanti e turbolenti, quelli che si fanno soprattutto con i bambini, per vago sadismo e altrettanto vaga speranza che ciò li aiuti ad attenuare le più spigolose inclinazioni alla permalosità.I giocatori di Uno ora sono perplessi: questa regola non toglierà gran parte del gusto? La possibilità di scaricare sul vicino la disgrazia è maligna, è lontana dal fair play, ed è possibile che proprio cioè renda delizioso il gioco. A mitigare tali perplessità è l’ovvia consapevolezza che la Mattel non avrà certo modo di vigilare sull’applicazione della norma restrittiva.
Con il suo succinto editto, la Mattel ha compiuto ciò che molti affezionati della lingua italiana pensano sarebbe dovere dell’Accademia della Crusca: proclamare urbi et orbi una norma e diffidare dal trasgredirla. Nelle lingue, però, le regole seguono l’uso e tutt’al più tentano di tenere compatti i parlanti, come fanno i cani con le greggi. Persino le regole dei giochi sono in realtà pattuite dai giocatori, che possono decidere di non usare il dado del raddoppio nel Backgammon o concedere libertà di rullata a Calciobalilla. Così, tweet o non tweet, neppure le regole dell’Uno possono pretendere di essere il vangelo secondo Mattel.