Il Messaggero, 10 maggio 2019
Va di moda l’imperfezione
Misure da copertina, corpi perfettamente levigati, sorrisi troppo abbaglianti per essere veri: addio. La bellezza, quella reale, è fatta di cicatrici, smagliature, denti irregolari, peso forma questo sconosciuto. È la (degna) conclusione di un processo molto lento ma altrettanto inesorabile: in principio furono le crociate contro Photoshop, poi arrivarono le prime modelle curvy mentre negli ultimi mesi l’hashtag d’ordine sui social è stato #bodypositivity, sfida quotidiana al modello di perfezione propinato da moda e beauty. E ora sono proprio i brand del settore ad aver deciso di cavalcare l’onda adottando modelli di bellezza alternativi e poco convenzionali.
Insomma, non è bello ciò che è bello e spesso nemmeno ciò che piace: anzi, a giudicare dalle ultime campagne pubblicitarie, è vero tutto il contrario. A sobillare gli animi sul tema è arrivato il lancio della linea di rossetti Gucci Beauty con una protagonista che nessuno si aspettava: Dani Miller della band Surfbort, principessa 25enne del punk newyorchese dal sorriso sfrontatamente imperfetto. Il primo piano della sua bocca dai denti distanziati, lontano anni luce dal modello patinato che solitamente popola riviste e schermi, ha fatto il giro del mondo e scatenato un dibattito infuocato tra chi sosteneva che Gucci non avrebbe venduto nemmeno un burrocacao e chi festeggiava al grido di Hey, finalmente una modella che mi somiglia.
LE PUBBLICITÀ
Quella della frontwoman tutta eyeliner sbavato e look anni Ottanta è una bellezza contemporanea libera di esprimersi in tutta la sua imperfezione perché il trucco, per dirla con il direttore creativo di Gucci Alessandro Michele, dovrebbe esaltare i difetti e non nasconderli: For the bold, the bright and the beautiful, recita lo slogan, per gli audaci, i brillanti, i belli. Una causa che molti brand stanno abbracciando con decisione: Mac Cosmetics ha scelto Winnie Harlow, modella affetta da vitiligine (la prima con la sua malattia a sfilare per Victoria’s Secret), per celebrare il quarto di secolo della linea Viva Glam ricreando l’iconica pubblicità con la drag queen RuPaul. E anche Dove, che 15 anni fa lanciò l’ormai famosa campagna Real Beauty, è tornata all’attacco insieme a GirlGaze e Getty con il progetto ShowUs, banca dati di oltre cinquemila ritratti di donne che infrangono i più disparati stereotipi di avvenenza. Ognuna può condividere le proprie lentiggini, cicatrici dell’acne, disabilità per dare vita (e visibilità) a un concetto più inclusivo di bellezza, a disposizione di media e pubblicitari per le campagne del futuro: come quella di Lovable, che per l’ultima collezione ha puntato su modelli e modelle di tutte le età e fisicità.
LA GRAVIDANZA
Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche H&M, che per i costumi da bagno ha scelto la modella curvy olandese Jill Kortleve, 25 anni. Nessun filtro e nessun inganno: solo le forme di una donna reale, più simile a una qualsiasi delle vostre amiche che a qualche irraggiungibile modella. Che poi, anche se potrebbe suonare strano, perfino le bellissime hanno i propri difetti e nessuna paura di mostrarli: come Bella Hadid, che lunedì scorso si è presentata al Met Gala fasciata in un abito Moschino che metteva in bella mostra smagliature esattamente come quelle delle comuni mortali. O Meghan Markle, che ha presentato il suo piccolo Archie Harrison indossando un candido abito Givenchy a vita alta: una scelta studiata, secondo i beninformati, per mettere in risalto le curve da neomamma e precisare che un corpo di donna è bellissimo sempre, anche subito dopo aver messo al mondo un bambino.
LE POLEMICHE
E se nel mondo della moda si affacciano sempre più spesso bellezze curvy come Ashley Graham, diventata famosa (anche) per la noncuranza con cui sfoggia la cellulite sui social, in molti si chiedono se ci sia un limite che sarebbe meglio non oltrepassare. Una risposta che è diventato urgente cercare per il marchio Gilette, finito nella bufera per una pubblicità con la blogger Anna O’Brien, taglia forte e fiera di esserlo: Va bene essere sicure di sé, ma promuovere l’obesità è sbagliato, l’hanno bacchettata i social. Malgrado tutto, l’attenzione è alta, a tal punto che l’80% degli italiani preferisce brand considerati inclusivi secondo uno studio promosso dalla no profit Focus Management e Diversity. Dopo anni di stereotipi, la bellezza sta (finalmente) cambiando volto.