ItaliaOggi, 9 maggio 2019
Diritto & Rovescio
Nel mio paese di campagna, molti anni fa, c’era un gestore della cabina elettrica al quale piaceva, la sera, andare all’osteria. E siccome gli piaceva anche bere mentre giocava a briscola con gli amici, spesso si dimenticava di tornare a casa per cui la moglie, spazientita, staccava la manopola e toglieva la luce all’intero il paese. L’oste sapeva che, se voleva riaccendere le sue lampadine, doveva cacciare «l’elettricista». Un comportamento del genere lo assume anche il dittatore nord coreano Kim Jong-un. Quando si sente trascurato da Trump, Kim lancia un paio di missili come ha fatto adesso. La Casa Bianca allora si fa viva. Ma chiede a Kim di rinunciare alla sua atomica. Cosa che non avverrà mai. È la sua assicurazione sul futuro. Se Gheddafi avesse avuto la bomba atomica, non sarebbe stato attaccato e né, poi, fatto fuori. Ecco perché Kim se la tiene stretta. È disposto a trattare su tutto ma non sull’atomica. È inutile, Donald, ciurlare nel manico. Kim non è nato ieri.