Dov’è sparito Francesco Gabbani?
«Sono sparito, ma non tanto all’improvviso: è stato un normale processo in cui mi sono reso conto che dovevo elaborare quello che era successo dopo quello che io chiamo il “Grande Sconvolgimento”».
Cosa ha cambiato il successo?
«Beh, mi ha sconvolto la vita, anche perché è arrivato quando quasi non me l’aspettavo più, da ultratrentenne che aveva ormai acquisito le sue abitudini».
Quali erano queste abitudini?
«Cose semplici come dormire nel tuo letto: se sei in tour a 20 anni è tutto bello, è tutto un’avventura, io invece avevo il mio equilibrio fatto di piccole cose. Per esempio, io sono un grande amante della natura e dello sport all’esterno tipo andare in bicicletta, trekking, alpinismo. Ma va bene così eh, non sono qua a lamentarmi!».
Immagino non abiti in città...
«No, sto in provincia di La Spezia nella valle di Ortonovo, in mezzo al verde. Oggi per fortuna è possibile farsi lo studio di registrazione in casa e quindi lavoro da qui al nuovo disco, poi se serve mi sposto».
Mai pensato di trasferirti in una grande città, magari come Milano, centro della discografia?
«Per ora sono riuscito a non farlo».
Niente assedio di fan nel paesino?
«Diciamo che essendo la popolazione limitata, dopo aver fatto un selfie con tutti ormai sono tranquillo. A volte però mi dimentico e quindi magari vado al supermarket e vedo che arriva un po’ di gente da me e dico: “Ah è vero caspita, mi riconoscono!”».
Deve essere strano.
«Diciamo che ci devi pensare e quindi un po’ ti condiziona ma è solo un piccolo aspetto negativo di una condizione sicuramente gratificante».
Il nuovo disco è pronto?
«In buona parte sì, le canzoni ci sono ma non voglio avere fretta. Sono sparito anche perché non volevo sfruttare il successo facendo un Occidentali’s Karma 2. Infatti non l’ho fatta. Volevo fare una cosa nuova, diversa» .
Infatti il nuovo singolo si intitola “È un’altra cosa”: una dichiarazione programmatica?
«Si intitola così ma in realtà non volevo segnare un vero distacco da quello che facevo prima (ride): non è una rivoluzione musicale! Il riferimento è a quello che si dice nel testo».
Un testo che oltre che da te e dalle persone con cui collabori di solito come tuo fratello Filippo, Luca Chiaravalli, è firmato anche da Francesco Bianconi dei Baustelle. Come è nata questa collaborazione?
«Ci siamo conosciuti una prima volta dietro nel backstage del Dopofestival, poi ci siamo incontrati e abbiamo subito sentito un’affinità istintiva».
Ma in questi casi di autori multipli come si lavora? Vedo che c’è anche Fabio Ilacqua con cui avevate fatto appunto “Occidentali’s Karma”...
«In realtà qui Fabio è compositore di una melodia. È sempre un po’ scomodo parlare delle proporzioni di chi ha scritto cosa ma, se devo essere sincero, in questo caso ho scritto io buona parte del testo e il modo di intervenire di Francesco è stato soprattutto nel consigliarmi molto nella fase di gestazione».
È un testo apparentemente leggero che parla di mare ma al tempo stesso anche di società e di politica...
«Non amo spiegare le canzoni, però quello che vorrei che arrivasse è che quando senti che il sistema in cui vivi è lontano da quello che senti o che vorresti tu, la soluzione non è quella di scappare ma restare cercando di trovare il meglio per te, trovare persone con cui condividere il tuo sentire. Senza preoccuparsi di essere diversi, di essere appunto, un’altra cosa, come dice il titolo».
L’attacco del testo farà subito parlare. Dice: “La maggiorana dà sapore ma non sfama/ Politica pop art/ La marijuana puritana non funziona/ Promette poi non fa/ Io per partito preso non son più partito”. Una provocazione?
«Ma no è una canzoncina (ride). Il tema è astratto: la “politica pop art” è come la maggiorana, dà sapore ma non sfama...».
Come non condividere: sono giochi molto arguti. E poi citazioni: “War is over” di John Lennon, “In your eyes” di Peter Gabriel...
«La prima è voluta, la seconda no: “in your eyes” per me vuol dire “siamo nelle emozioni che proviamo”. La canzone alla fine mi sembra molto beatlesiana, è un po’ il concetto di Hard day’s night: tutto si rimetterà a posto, “Everything’s gonna be all right!”. Ovvero “war is over”».
Che significa “La guerra è finita”: il titolo del pezzo più famoso dei Baustelle! Ma il momento clou è forse questo: “Io per partito preso non ho più capito/ Se il popolo ha ragione o il popolo è impazzito/ Finisce tutto il resto e resta l’infinito”.
«Con Occidentali’s Karma ho imparato che i tuoi significati non sono così importanti: una canzone diventa di tutti e ognuno ci vede ciò che vuole. Però sì, questa frase è il momento più bello, quello in cui io e Bianconi ci siamo incontrati. Quello in cui ci sono venuti i brividi».