Libero, 9 maggio 2019
Le ricchezze del Polo Nord
L’America fa la voce grossa al Polo Nord, rivendicando la sua presenza come fattore di stabilità e di sicurezza dei commerci, e segnatamente contro le mire espansionistiche e il comportamento militare «aggressivo» di Russia e Cina. Il segretario di Stato Mike Pompeo, in Finlandia per il meeting interministeriale tra i Paesi del Consiglio Artico, ha detto che «la regione è diventata una arena per il potere e per la competizione, e gli Stati membri devono adattarsi a questo nuovo futuro». Con gli Stati Uniti, le altre nazioni rappresentate nel Consiglio sono Russia, Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, tutte con territori e popolazioni al di là del circolo polare (Copenaghen ha un seggio in quanto rappresenta la Groenlandia e le Isole Fær Øer, gli Usa perché hanno l’Alaska). La Cina è fuori e ha solo un ruolo da “osservatore”, ma reclama uno status da “Paese vicino al Polo Nord” che Pompeo ha ridicolizzato: «Ci sono solo Stati Artici e Stati Non-Artici. Non esiste una terza categoria, e l’affermare il contrario non dà alla Cina proprio nessun diritto. Il suo modello basato sul comportamento aggressivo che sta già praticando altrove è la traccia per come tratterà il continente artico». cineserie Pompeo ha messo in guardia il Consiglio che la corruzione, gli investimenti di bassa qualità, la militarizzazione e la «devastazione ecologica» sarebbero gli effetti di permettere una crescente influenza cinese. Il riferimento è a Mosca, che vive un riavvicinamento con Pechino e può diventare il cavallo di Troia per le ambizioni strategiche cinesi sulla regione, oltre a essere già una minaccia di per sé. Pompeo ha accusato la Russia di «aumentare la militarizzazione e di pretendere che le altre nazioni chiedano il suo permesso per passare attraverso la Rotta del Mare del Nord, sotto il controllo russo, che connette il Pacifico e l’Atlantico». Pompeo ha insistito che le manovre russe meritano «una speciale attenzione, perché sappiamo che le loro ambizioni territoriali possono diventare violente». Ucraina docet. La durezza di Pompeo contro la Cina sul futuro artico coincide con l’indurirsi dello scontro commerciale in corso in queste ore. Il presidente Trump aveva minacciato lunedì con un tweet nuove sanzioni per il rallentamento nelle trattative, e il ministro del commercio Usa Robert Lighthizer ha poi incolpato dello stallo la delegazione cinese per essersi rimangiata le promesse fatte: «Durante l’ultima settimana abbiamo notato una erosione negli impegni della Cina», ha detto. E ha annunciato che venerdì scatterà una tariffa del 25% su 200 miliardi di importazioni cinesi in America. Il braccio di ferro tra Washington e Pechino sui dazi vede gli Usa in una posizione di forza, perché i cinesi dipendono quasi interamente dalle proprie esportazioni e l’economia americana si basa invece, soprattutto, sui consumi interni, e di sicuro non sull’interscambio con la Cina. Nella partita artica, invece, gli Usa enfatizzano la sicurezza militare e lo sviluppo economico dell’occidente contro le mire russo-cinesi, mentre i Paesi nel Consiglio pare pensino di più al global warming. «Solo perché l’Artico è un posto di natura selvaggia non vuol dire che debba diventare un posto senza legge. Non deve essere così e noi siamo pronti a non farlo diventare tale», ha garantito Pompeo, con la promessa «di ospitare esercitazioni militari, di rafforzare la presenza delle forze armate, di ricostruire la flotta di navi rompighiaccio e di espandere i fondi per la guardia costiera».
CLIMA
A proposito del disgelo in corso in certe aree del polo, Pompeo lo ha presentato come un’occasione. «L’Artico è un avamposto di opportunità e abbondanza: uranio, pietre rare, oro, diamanti, pesci. Le riduzioni dei ghiacci aprono nuovi passaggi, che potrebbero essere il canale di Suez o di Panama del 21esimo secolo riducendo di 20 giorni il tempo dei viaggi tra Asia e Occidente». E il cambio di clima? Pompeo non ha citato la parola ma ha rivendicato i successi Usa nel limitare le proprie emissioni dopo che Trump ha stracciato l’accordo di Parigi: «Gli Usa ottengono le riduzioni di emissioni alla maniera americana: grazie al lavoro scientifico, alla tecnologia, alle infrastrutture energetiche sicure e allo sviluppo economico; e senza il peso di regole che creano più rischi», ha detto. «Siamo leader nel mondo nel preoccuparci per l’ambiente», ha concluso Pompeo. «Io e il presidente guardiamo ai risultati».