Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 09 Giovedì calendario

Una Biennale mostruosa

U na nuvola di fumo si alzerà l’11 maggio sul Padiglione centrale della 58esima Esposizione Internazionale: è Thinking Head (testa pensante), l’opera ideata da Lara Favaretto. Arrivando di fronte alla celebre facciata del padiglione, l’artista vuole provocare un offuscamento della capacità di vedere, cosa che succede quando il cervello va in fumo e (appunto) si pensa troppo, e nel contempo offrire uno show. Onirica e politica insieme, è subito diventata il simbolo di May You Live in Interesting Times (il titolo per questa edizione curata da Ralph Rugoff) che riflette sì sugli orrori del nostro presente con i muri con filo spinato di Teresa Margolles o le scene di violenza nei video di Arthur Jafa, ma offre insieme ri-letture della realtà con le opere virtuali di Jon Rafman, o riportando in vita l’idea di giardino perduto, come fa Hito Steyerl. E ciò perché se i tempi sono i nt e re ss an ti, è perché “si possono guardare anche da una prospettiva non negativa”sostiene Rugoff. Le opere di questa edizione della biennale invitano, dunque, a scovare dove si annidano le possibilità della bellezza: nei grandi quadri sulla paternità di Henry Taylor, nelle sovrapposizioni filmiche di Christian Marclay, o ancora nelle piccole cose, i gesti quotidiani di Kaari Upson o nelle pietre di Zhanna Kadyrova. IL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA PER JIMMIE DURHAM E I SUOI MOSTRI.Classe 1940, l’artista americano aveva poco più di vent’an ni quando realizzò per gioco le prime sculture di legno intagliato, riuscendole poi a vendere per 300 dollari in una galleria di Houston. Così, dal Texas, giunge in Europa dove frequenta l’Accademia di belle arti a Ginevra e conosce David Rockfeller, che compra una sua scultura per 5.000 dollari. Da lì, per lui l’arte è sempre stata “gioco – sa” ma anche “c ritica” ( così recita la motivazione del Premio), impegnata politicamente contro la violenza dei più forti e lo sfruttamento coloniale (l’artista ha sangue Cherokee). E proprio in difesa delle minoranze e dei diritti civili, si ergono le sue sculture, i suoi animali mostruosi. Costruiti con materiali di recupero, il teschio di un bisonte si erge allora su un antico armadio, le corna di un cervo reale spuntano da un geometrico intrico di tubi, o ancora la testa di un bue muschiato sbuca da stoffe e abiti lisi. Con ironia e consapevolezza, Durham seduce e affabula manipolando l’atavica fascinazione per il monstrum. IL PADIGLIONE ITALIA È UN L A B I R I N TO. Così lo ha immaginato il curatore Milovan Farronato. Il titolo, Né altra né questa. La sfida al labirinto, che ottimamente cita tanto Calvino quanto Borges, è stato interpretato da tre artisti. Per Liliana Moro – che da sempre ama sperimentare materiali diversi tra loro come il bronzo, la sabbia di fiume e la terracotta –è uno stravagante albero di Natale di carta e plastilina. C’è poi Enrico David, che si definisce un “as se m bl at or e o nn i vo ro” e spazia dal disegno all’installazione. Il suo è un labirinto interiore fatto di immagini mentali, una camera da letto colma di ricordi e fotografie. In uno spazio unico alle Tese delle Vergini in Arsenale, i due artisti dialogano con un grande murale di Chiara Fumai, giovane artista scomparsa nel 2017, dal titolo This Last Line cannot be Translated (2017), che il curatore ricostruisce fedelmente. I tre artisti selezionati “fanno parte del mio percorso di vita”, sostiene Farronato, che costruisce uno spazio non di sole immagini, ma di visioni artistiche, oniriche e filosofiche. IMPERDIBILI ANCHE GLI EVENTI COLLATERALI. Sceno – grafici e politici come B ui lding Bridges di Lorenzo Queen, un portale costituito da sei paia di mani alte quindici metri e larghe venti che si uniscono per ricordare il bene che esse possono fare, e Consider yourself as a guestdi Christian Holstad, una montagna di rifiuti plastici di oltre 4 metri che denuncia e letteralmente “porta a galla” l’in – quinamento di mari e oceani. Ma anche appuntamenti più classici come le retrospettive su Jannis Kounellis, Alberto Burri, Helen Frankenthaler, Jean Arp e la monografica dedicata a Georg Baselitz, indiscusso protagonista del Nuovo Espressionismo tedesco. © RIPRODUZIONE RISERVATA