la Repubblica, 8 maggio 2019
Gianfranco Bertone: Stiamo sviluppando nuovi sensi per capire meglio l’universo
Il personaggio Gianfranco Bertone, 43 anni, è nato a Reggio Calabria. Insegna ad Amsterdam; dirige un team di ricerca che indaga su fisica delle particelle e cosmologia A fianco, il suo libro
Gianfranco Bertone racconta in un saggio le frontiere di Fisica e Astronomia “E con le prime onde gravitazionali scopriremo la formazione di stelle e galassie” di I l” ponte” tra la Fisica di Einstein e la meccanica quantistica, che conosciamo come” teoria del tutto”, ancora deve essere costruito. Gianfranco Bertone, 43 anni, di Reggio Calabria, che coordina il centro di eccellenza in Gravitazione e Fisica astroparticellare dell’Università di Amsterdam, nel suo libro Sospesi tra due infiniti, ( Longanesi) racconta dei” nuovi sensi” con cui stiamo indagando l’universo per trovare questo collegamento. Un saggio divulgativo che usa la letteratura per fissare le immagini della Fisica, scritto da un professore che, dal Nord Europa, dove vive e insegna ora, è voluto tornare per contagiare con la curiosità della scoperta i giovani della sua città. Il suo libro racconta quello che conosciamo e quello che non riusciamo ancora a spiegare. Perché questa scelta? «Il punto di partenza è la scoperta delle onde gravitazionali, celebrata come trionfo della teoria della Relatività di Einstein. È come se stessimo sviluppando nuovi sensi per percepire l’universo. Grazie a questa nuova astronomia potremo presto dare risposta ad alcuni dei misteri più profondi della fisica e della cosmologia contemporanee». Quali? «La materia oscura, l’energia oscura e in particolare i buchi neri e il Big bang, le cosiddette” singolarità” rese note al grande pubblico da Hawking, dove la Fisica moderna impazzisce. Frontiere della Scienza che possiamo studiare con strumenti nuovi per trovare il ponte tra quei due infiniti: la Fisica di Einstein e le leggi della Fisica quantistica». Come possiamo usare le onde gravitazionali per svelare questi misteri? «Possiamo, ad esempio, usarle per misurare l’espansione dell’Universo. O per indagare gli aspetti quantistici attorno ai buchi neri. E ancora per cercare di rivelare il” vestito” di materia oscura che li avvolge, come stiamo studiando ad Amsterdam con il mio gruppo di ricerca. Ma il segnale più incredibile che stiamo cercando sono le onde gravitazionali dell’Universo primordiale, per scoprire come si sono formate tutte le stelle e le galassie». Da Dante a Borges, nel libro ci sono molti riferimenti al patrimonio culturale e letterario. «Le metafore e le suggestioni che scaturiscono dal mondo dell’arte e dalla letteratura, sono molto utili per costruire efficaci immagini mentali, per visualizzare quello che succede nel mondo della Fisica senza ricorrere alla matematica. E poi la scienza, anche se utilizza un linguaggio diverso dall’arte e dalla letteratura, scaturisce dalla stessa curiosità». Quando si è trovato per la prima volta di fronte all’infinito? «Ricordo in maniera vivida di quando leggevo, a 13 anni, per la prima volta delle teorie di Einstein, in un volume dell’Enciclopedia dei ragazzi. C’era questa descrizione dell’universo su grande scala: mi affascinava tantissimo perché si parlava di possibili viaggi nel tempo. E ricordo anche il senso di vertigine. Io provengo da una famiglia cattolica, pensavo: se Dio non esiste, che cosa dà senso tutto questo? Penso di essermi liberato da questo senso di colpa di non credere in Dio quando mi sono affacciato alla Scienza». E così è diventato ateo? «Sono affascinato dall’ordine dell’Universo, questo mi basta. Ma non faccio parte di quella schiera di scienziati che si scagliano contro la religione. Tutti devono essere liberi di credere in ciò che gli pare. L’importante è non perdere mai la curiosità di capire di più». È importante trasmetterla ai giovani... «Sì, io sono nato a Reggio Calabria, me ne sono andato a 17 anni. Ultimamente ho voluto provare a fare qualcosa per il Sud in un periodo difficile. Così ho messo in piedi il premio “Cosmos”, sulla divulgazione, proprio a Reggio. Un premio sarà assegnato da un comitato scientifico che include scienziati del calibro di Odifreddi, Rovelli e Battiston. Un altro dagli stessi studenti delle scuole. Mi piace trasmettere la bellezza della cultura scientifica». E gli orizzonti della Scienza le bastano? «Vivo ad Amsterdam con mia moglie, che fa ricerca nelle neuroscienze, ci siamo trasferiti qui otto anni fa e abbiamo due bambini di sei e due anni, quindi ho meno tempo ma ho molti interessi: quando ero a Parigi ho fatto corsi di scultura e pittura, a Chicago ho lavorato al museo della Natura. Non mi piace stare chiuso in ufficio».