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 2019  maggio 08 Mercoledì calendario

Elogio dell’ansia di Diane Keaton

LOS ANGELES Settantatré anni e non sentirli. A poca distanza dall’uscita nelle sale italiane di Book Club, commedia con signore agée che riscoprono il brivido del sesso grazie alla lettura di 50 sfumature di grigio, Diane Keaton è di nuovo una "pantera grigia" in Poms, la commedia diretta da Zara Hayes, nelle sale americane da venerdì. Nel film interpreta Martha, una donna che si trasferisce in una comunità di pensionati e insieme a Jackie Weaver, Pam Grier (star del cinema black anni 70) e Rhea Perlman mette in piedi una squadra di cheerleader. «E pensare che da giovane non ho mai fatto la ragazza pompon, ero goffa, ballavo malissimo. Feci un provino a quattordici anni ma non lo passai» ci racconta quando la incontriamo al Four Seasons Hotel di Beverly Hills.
«Il film racconta la vicenda di una donna insicura, con un blocco emotivo, che rinuncia alle amicizie, alla vita. Si ritira per invecchiare e morire come le pare. Poi accade qualcosa che le cambia le carte in tavola».
È un bel momento per le attrici non giovanissime.
«È bello poter fare film di questo tipo in questo momento della vita. E complimenti a Zara Hayes, che è al suo debutto eppure è stata in grado di gestire un’orda di signore scatenate. Il soggetto mi è piaciuto subito, sono stata al gioco e ho fatto bene. Il messaggio del film è che non c’è età per inseguire i tuoi sogni».
È anche la sua filosofia?
«Non ho una vera e propria filosofia di vita, mi sono sempre sentita un po’ fuori dalla norma, qualcuno mi definisce eccentrica. In realtà con il personaggio di Poms ho in comune il desiderio di vivere come voglio, in pace. Quando sono a casa, ogni tanto mi faccio uno spinello e me lo godo con un bicchiere di vino. Una sensazione divina».
Allora per lei è questo il segreto dell’eterna giovinezza, come per molte donne la chirurgia estetica?
«No, è l’ansia. Lo so, può sembrare una battuta di Woody Allen ma è la verità. L’ansia è un sintomo di vitalità. È impossibile essere sempre felici come vorremmo, e l’ansia è una forma di protesta contro ciò che ci impedisce di realizzare i nostri sogni. Un sentimento positivo. Certo, anche l’ambiente aiuta. Vivo a Sea Ranch, a nord di San Francisco ma ho anche una casa a Sedona, in Arizona, un posto magico, fatto di rocce rosse che al tramonto ti trafiggono di bellezza».
Poi c’è la Napa Valley in California dove produce vino.
«Tutta colpa di Francis Ford Coppola che mi ha introdotta in questo universo meraviglioso. Il mio vino si chiama The Keaton ma è un prodotto senza pretese, un bianco e un rosso non costosi, i cui ricavi vengono destinati al centro di ricerche sul tumore al cervello "Lou Ruvo" di Cleveland. Nessuna speculazione insomma. Per me è un divertimento e amo andare in California, mi ricorda l’Italia che conosco bene grazie a Paolo Sorrentino che mi ha voluta per il suo The Young Pope».
Sette film con Woody Allen e una lunga amicizia.
«Woody è sempre un carissimo amico. Anche con tutte le sue fobie. Ha dieci anni più di me ma penso che vivrà almeno fino a 120 anni, tanta è la sua paura di morire. Ha un buon dna, suo padre è vissuto fino a 100 anni, la madre oltre i 90. L’unica cosa che mi secca è che morirò prima io e lui sarà al mio funerale».