Libero, 8 maggio 2019
È sparito un milione di poveri
Oplà: un milione di poveri sono scomparsi. Almeno stando alle statistiche. Attenzione: nel nostro Paese i poveri sono sempre tanti. Quelli che statisticamente vengono definitiin stato di “deprivazione sociale” – standoall’ultimo censimento di Eurostat – in sostanza l’Istat europeo – sono diminuiti di oltre un milione nel 2018. E sono passate da 6,1 milioni del 2017 a poco più di cinque milioni (5.035.000). Ma l’iniezione di liquidità attraverso il reddito di cittadinanza non c’entra nulla. Il Pd (o meglio l’ex portavoce a Palazzo Chigi Filippo Sensi), si è intestato il merito. Fu proprio il governo Gentiloni ad introdurre il Reddito di inclusione, primo esperimento per arginare il disagio sociale. Se è vero che c’è tanta gente che dichiara di non poter far fare fronte a 4 su 10 “spese normali” come il mutuo, le bollette, il riscaldamento adeguato della casa, l’alimentazione con le proteine, una settimana di vacanza o una spesa imprevista, sorprende che non ci sia stata alcuna reazione politica alla (insolitamente) buona notizia giunta lo scorso 4 maggio da Bruxelles. Lasciando intendere che forse Eurostat ha scoperto quello che molti pensano da anni: ovvero che c’è chi statisticamente passa per povero, ma poi alle vacanze non rinuncia, e neppure alla bistecca. Restando ai numeri gli italiani in difficoltà nel 2017 erano il 10,1% del totale,ma nel 2018la percentualeè diminuita all’8,4% (datomigliore dal 2010).Ma a confrontarei dati con gli altri Paesi non siamo messi bene: la media europea è al 6,2%. E rispetto al 2010 – quando la “deprivazione grave” in Italia era al 7,4% afronte dell’8,4%in Ue -la situazione resta comunque preoccupante. Il tasso di disagio economico nell’ultimo anno tiene ovviamente conto del leggero aumento dell’occupazione (dal 58% al 58,5%). E quindi diminuendo i senza lavoro calano quelli che statisticamente non arrivano alla fine del mese. O alla terza settimana. L’introduzione ad aprile 2019 del reddito di cittadinanza (stanziamento 2019 di 5,9 miliardi, a regime 7,2), ovviamente dovrebbe migliorare la qualità delle vita di 1,3 milioni di famiglie. O almeno di quei 1.016.977italiani cheal 30aprile hannogiàfatto richiesta.Neigiorni scorsi Il Messaggero aveva svelato che dopo i primi entusiasmi, e accertatigliimportimodesti nei primo accredito (il 13% dei nuclei ha ricevuto tra 40 e 100 euro mensili) in molti avevano fatto ricorso a PosteeCaf per rinunciarvi. LaConsulta dei Caf ha smentito i presunti 130mila delusi.Numeri ufficiali sulle disdette non ce ne sono. Anche perché nella fretta di far partire il provvedimento prima delle Europee il governo s’era dimenticato di introdurre nella legge la facoltà di rinunciarvi. Tra il 10 e il 15 maggio l’Inps dovrebbe tappare il buco. Di certoc’è che probabilmentelo stanziamento previsto per il RdC sarà superiore alle spese (avanza circa 1 miliardo). E la platea dei veri dei «cittadini onesti e bisognosi di aiuto» come li definisce il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dovrebbe diminuire. Forse la minaccia dimaggiori controlli delle Fiamme Gialle ha dissuaso i soliti che lavorano e incassano in nero e lagnano per un sussidio. Basterebbe incrociare capacità di spesa, redditi e consumi per avere una mappa piuttosto fedele di chi non ce la fa e di chi, invece, fa il furbo. © RIPRODUZIO