Corriere della Sera, 8 maggio 2019
Biografia di Daniele D’Alfonso
Milano «Danielino» nell’ambiente era considerato un imprenditore non del tutto affidabile. Uno «svarionato», come lo definisce un concorrente. Non certo come il padre Giovanni, «che era uno preciso». Eppure nel business le competenze non vanno per forza di pari passo con i risultati. Ci sono altri fattori, non a caso, ad influire sulla solidità di un’azienda. Ma quello che Daniele D’Alfonso, 33 anni, da Corsico, può giocare all’occorrenza è un asso che non è da tutti. E peraltro, questo suo legame con gli uomini della ‘ndrangheta, non deve essere stato un grande mistero visto che due imprenditori lo dicono chiaramente: «Quello è legato ai calabresi di Milano».
Eccolo l’ennesimo uomo cerniera tra il mondo imprenditoriale, la mafia e la politica lombarda. Carattere rampante, bei locali e grandi amicizie, è D’Alfonso a tenere quasi al guinzaglio il politico di Forza Italia, Pietro Tatarella. Lo fa foraggiandolo con dazioni mensili sotto forma di false consulenze, carte di credito e vacanze. Ma quel che ne ottiene in cambio è l’ingresso nella stanza dei bottoni. «D’Alfonso – scrivono i magistrati della Dda – è una sorta di Giano bifronte in una rinata “Milano da bere” (“a Milano è una questione di rapporti”) è fermamente convinto che solo pagando, ungendo, procurando cene, serate nei night club, viaggi, carte di credito, automobili, riuscirà a piazzarsi sul mercato».
«Milano da bere»
Per la Dda D’Alfonso è una sorta di Giano bifronte in una nuova «Milano da bere», convinto che si sarebbe piazzato sul mercato solo pagando
L’altra faccia del rampante D’Alfonso è però quella che mostra ai «soci» Molluso, rappresentanti della cosca della ‘ndrangheta Barbaro-Papalia di Corsico e Buccinasco. A loro si rivolge con deferenza, «concede» l’assunzione di alcuni affiliati e permette al clan di entrare sempre di più nella sua azienda, la «Ecol Service». Tanto che ormai, sul finire delle indagini, era Peppe Molluso – figlio del boss Giosefatto, condannato a 9 anni per mafia nell’inchiesta Infinito – ad interessarsi sempre più degli affari. È lui, infatti, a trattare un lavoro in subappalto a Monza, nel cantiere per la nuova questura.