Il Sole 24 Ore, 7 maggio 2019
Theresa May si prepara a un nuovo referendum sulla Brexit
Un nuovo referendum su Brexit sembra più probabile. La premier Theresa May, finora fermamente contraria all’idea, starebbe contemplando la possibilità di un secondo voto, secondo voci attendibili ma non confermate ufficialmente.
La premier avrebbe chiesto ai suoi collaboratori di definire le modalità di un secondo referendum che darebbe agli elettori una scelta tra tre opzioni: approvare l’accordo proposto, uscire senza un’intesa oppure annullare Brexit e restare nell’Unione Europea. L’idea sarebbe di procedere con il voto solo se le trattative tra Tories e Labour non avranno esito positivo e se il Parlamento si esprimerà a favore.
Ieri sono ripresi i negoziati tra Governo e opposizione laburista per trovare una soluzione all’impasse su Brexit, ma le posizioni restano lontane. La maggioranza dei deputati laburisti vorrebbe chiedere un secondo referendum come conditio sine qua non di qualsiasi intesa con la May e sta facendo pressioni sul leader Jeremy Corbyn perché prenda una posizione netta a favore.
La premier domenica ha lanciato un appello all’opposizione a «mettere da parte le differenze tra noi» e trovare un accordo, dimostrando di avere ascoltato il messaggio inviato dagli elettori, che hanno punito sia il partito conservatore che il partito laburista nelle elezioni amministrative della settimana scorsa.
La May ha anche lasciato intendere di essere disposta a un compromesso sull’unione doganale e a concessioni sui diritti dei lavoratori per andare incontro alle richieste laburiste.
Il cancelliere-ombra John McDonnell però ha reagito negativamente alle indiscrezioni, dichiarando che la May ha «infranto la confidenzialità dei negoziati per tutelarsi».
Il fatto che la May ha annunciato che lascerà l’incarico e non si sa se il suo successore rispetterà gli impegni presi dalla premier rende precari i negoziati tra Governo e opposizione, secondo McDonnell. Trattare con una premier in uscita, ha detto, è come «firmare un contratto con una società che sta fallendo e i nuovi amministratori non ne riconoscono la validità».