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 2019  maggio 07 Martedì calendario

Domande e risposte sui dazi alla Cina

1 Quando è iniziata la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti?
Lo scontro comincia nella primavera del 2018. Il 22 marzo Donald Trump, che aveva appena aperto il contenzioso su acciaio e alluminio colpendo anche l’Unione europea, annuncia di voler imporre dazi sui beni importati dalla Cina. Immediata la reazione di Pechino che il giorno dopo comunica la contromisura: prelievi aggiuntivi su 128 prodotti americani per un valore da 3 miliardi di dollari. L’escalation prosegue il 3 aprile: gli Usa pubblicano una lista di oltre 1.300 beni cinesi per un ammontare di 46 miliardi di dollari, da penalizzare con un prelievo del 25%. Il 4 aprile nuova risposta da parte del presidente Xi Jinping: dazi del 25% su altre 106 voci dell’export americano, comprese soia e carne di maiale. L’obiettivo è mandare un segnale anche politico a Trump, visto che i «farmer» del Midwest sono in gran parte elettori repubblicani.
2 Quali sono i termini dell’interscambio tra Cina e Stati Uniti?
Donald Trump si lamenta soprattutto del deficit commerciale con la Cina, spesso esagerando anche le cifre. È una delle polemiche chiave della campagna elettorale del 2016. Da allora Trump promette che ridurrà il disavanzo. I numeri, però, raccontano un’altra realtà. Alla fine del 2016 gli Stati Uniti importavano beni per 462 miliardi di dollari dalla Cina e ne importavano per 115 miliardi. Il deficit era dunque pari a 346 miliardi (e non a 500 o a 800 miliardi come dichiarato volta per volta da Trump). Tre anni di minacce e, a partire dal 2018, di introduzione dei dazi non hanno cambiato gli equilibri a favore degli Usa. Anzi il deficit è aumentato a 419 miliardi di dollari, a fronte di 539 miliardi di importazioni dalla Cina e di 120 miliardi di export. Ciò significa che finora la dinamica naturale dell’economia ha prevalso sulle intenzioni punitive della Casa Bianca.
3 Quali sono le richieste degli americani?
Il negoziato tiene insieme due elementi. Trump insiste per ridurre almeno della metà il deficit commerciale. Ma le imprese americane spingono per ottenere altre garanzie. Innanzitutto le autorità di Pechino devono cancellare l’obbligo di condividere i segreti tecnologici imposto alle aziende che investono in Cina. Inoltre vanno tutelati i diritti di proprietà intellettuale e, in generale, va favorito il pieno accesso al mercato cinese.
4 Quali possono essere le conseguenze per l’economia mondiale?
Finora i rischi sono stati in gran parte potenziali. Come abbiamo visto, il flusso commerciale tra Stati Uniti e Cina non si è affatto ridotto. Il timore è che la guerra commerciale possa sfuggire al controllo con un’escalation sui dazi e sulle barriere di ingresso nei mercati. Gli istituti internazionali, come per esempio il Fondo monetario internazionale, stimano che una guerra commerciale «totale» tra Cina e Stati Uniti porterebbe a una sensibile riduzione del Prodotto interno lordo dei due Paesi e, di conseguenza, a un calo della domanda nelle due maggiori economie del mondo.
5 Quali problemi potrebbero incontrare gli altri partner commerciali della Repubblica Popolare Cinese, e l’Italia in particolare?
Diversi problemi. La guerra commerciale tra i due colossi significa, per esempio, che anche gli altri Stati esportatori, e l’Italia è uno di questi, potrebbero essere penalizzati nel medio periodo. Inoltre i dazi potrebbero innescare un effetto a catena, ostacolando i flussi mondiali del commercio. Questo spiega perché le Borse cadono in depressione ogni volta che si presenta un intoppo nel negoziato tra Donald Trump e Xi Jinping.