La Stampa, 6 maggio 2019
I baby influencer
Ci sono film che non smettono mai di essere attuali, come «Bellissima» di Luchino Visconti con Anna Magnani nel ruolo di una madre, Maddalena, disposta a tutto per far entrare la sua bambina, Maria, nel mondo del cinema. Un’ossessione senza tempo di molte madri (e padri) amplificata oggi dalle nuove possibilità che offrono i social. La piccola Maria del film era timida, non aveva nessun talento, una schiava inconsapevole dei sogni della madre che si infransero miseramente. Ma oggi anche lei avrebbe una chance su Instagram & co, dove spopolano i baby influencer spinti da genitori che riversano sui figli la loro ambizione fallita, o la responsabilità di portare benessere in famiglia. Tra le star c’è Laerta, inglese, 8 anni che sul suo account Instagram /fashion Laerta) ha 1,2 milioni di follower e un guardaroba sponsorizzato da case di moda che pagano come minimo 1000 sterline a scatto. E’ sua madre Ardola a spingerla da quando aveva quattro anni, sostituendo le bambole con lo «shooting», ore passate a posare per trovare l’inquadratura migliore, a favore di like. Ryan, americano 8 anni anche lui posta sul suo canale YouTube, Ryan Toys Review, video in cui gioca e recensisce i nuovi balocchi. 17 milioni di iscritti e 26 miliardi di visualizzazioni ,che portano a un fatturato di 22 milioni di dollari l’anno.
E poi ci sono gli italiani, spesso figli di influencer, che vengono «condivisi» con il mondo da quando emettono il primo vagito. Come i figli di Mariano Di Vaio , modello e blogger: Nathan Leone ha 235 mila follower a soli due anni. Leonardo Liam, il fratellino, nemmeno un anno, ne ha quasi 50mila. Leone «Ferragnez» non ha ancora un suo account ma molti fan e spopola comunque sulle pagine dei genitori Ferragni e Fedez.
E non importa se le associazioni che tutelano i minori lanciano continui allarmi su questo sfruttamento social della generazione Alpha da parte dei genitori, avidissimi Millennials. Mamma e papà intervistati assicurando che i loro figli si divertono moltissimo a posare e a farsi postare. Niente di nuovo, certo. Mentire anche a se stessi è sempre stata un’arma di difesa.
Inutile soffermarci su quali siano i molti danni possibili per le baby star, a iniziare dalla dipendenza da like, la debolezza di dipendere dal giudizio altrui. Una mina «antibambino» che rende incerta l’autostima. Ma anche la rinuncia a quel magico periodo dell’infanzia dove si impara a socializzare senza pretendere qualcosa in cambio. Peccato che non ci sia più Luchino Visconti a raccontarci questo nuovo capitolo di «Bellissima».