La Stampa, 7 maggio 2019
Kipchoge, nuovo re Mida dello sport
L’ultima sfida si chiama «Ineos 1:59 Challenge», protagonista il 34enne keniota Eliud Kipchoge, primatista mondiale della maratona con 2h1’39” (nel 2018 a Berlino). L’obiettivo è abbattere il fatidico muro delle 2 ore sui 42,195 km, già sfiorato dal fuoriclasse africano il 6 maggio 2017 sul circuito dell’Autodromo di Monza, quando l’orologio si fermò a 2h00’25”. Il nuovo tentativo di entrare nella storia della maratona avverrà su circuito chiuso di 2-3 km, in un parco di Londra, tra settembre e ottobre. Non sarà una gara vera e propria, anzi il tentativo ben difficilmente potrà essere ratificato. Ma in caso di successo rappresenterà ugualmente un’impresa storica, per la quale Kipchoge potrà usufruire di una serie di artifici favorevoli: alcune «lepri» che si daranno il cambio per offrirgli la scia, rifornimenti volanti studiati scientificamente, raggi laser proiettati a terra davanti a lui per dettargli il ritmo, auto speciali con paraventi per isolare il più possibile l’atleta, scarpe particolari (e discusse) con soletta in fibra di carbonio...
Sarà un tentativo di record storico ma anche un super business, se è vero che alle spalle dell’iniziativa c’è Sir Jim Ratcliffe, 66enne imprenditore di Failsworth, vicino a Manchester, presidente e ad dell’azienda chimica Ineos, l’uomo più ricco della Gran Bretagna con un patrimonio stimato di 24 miliardi di euro. Ratcliffe è uno che ama le sfide, soprattutto sportive. Anni fa provò nel calcio a rilevare il Chelsea da Abramovich, poi il Nizza della Ligue 1 francese, ma non se ne fece nulla e rinunciò.
Dalla vela al ciclismo
Preferì allora cambiare rotta e buttarsi sulla vela, fino a sponsorizzare con 130 milioni di euro la sfida di Ben Ainslie per la Coppa America 2021. Ma non basta, perché è storia recente il suo ingresso in grande stile e per la porta principale nel ciclismo d’élite, a sostegno della squadra leader nel mondo, quella di Chris Froome (vincitore dell’ultimo Giro d’Italia) e di Geraint Thomas (re dell’ultimo Tour de France), entrambi britannici come Ratcliffe, lasciati a piedi - si fa per dire - dopo 10 anni dallo sponsor Sky, il colosso delle telecomunicazioni. Il brand Ineos ha già debuttato sulle nuove maglie nero-granata del team a due ruote nel recente Giro dello Yorkshire, naturalmente in Inghilterra, cogliendo subito una vittoria con un altro corridore britannico: Chris Lawless.
Sembra una bella storia cominciata nel modo migliore, se non fosse per le aspre proteste contro Ratcliffe, responsabili secondo i contestatori di non rispettare l’ambiente. La sua Ineos, che è la più grande azienda privata di Gran Bretagna (fatturato di 60 miliardi di dollari), produce infatti materie petrolchimiche e carburanti usando per l’estrazione di gas naturali e petrolio il metodo «fracking»: si tratta di una tecnica di fratturazione idraulica del suolo che sfrutta la pressione di un liquido, acqua, azoto o altre sostanze chimiche, ma secondo gli ambientalisti è una pratica che inquina gravemente le falde acquifere sotterranee. Da qui le dure contestazioni dapprima verso l’olimpionico della vela Ainslie e ora anche nei confronti dei ciclisti Ineos, in testa a tutti Froome, fischiati fin dal debutto nello Yorkshire. Ora tocca a Kipchoge: chissà se anche il maratoneta keniota entrerà nel mirino degli ambientalisti.