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 2019  maggio 07 Martedì calendario

La voglia di guerra del mondo

quartine di Nostradamus la Terza guerramondiale è solo questioni di mesi. Ma forse senza avventurarci troppo nei meandri delle scienze divinatorie dovremmo piuttosto convenire con Papa Francesco che sosteneva chela Terza guerramondiale sia già iniziata, ed è «a pezzi», sparsa nel mondo in tanti conflitti locali ma non meno crudeli, nella violenza quotidiana e nella tortura ordinaria. Edeffettivamente se consideriamo la corsa alle armi, gli attacchi terroristici, i nuovi fronti e le nuove minacce, cinque anni dopo le parole di Francesco le cose sono perfino peggiorate. Prendiamo ad esempio il dato della spesa militare mondiale, la cartina di tornasole che prova quanto stiamo dicendo, ebbene nel 2018ilmondointero hainvestito in armi come non mai, segnando, secondoil Sipri (Istitutointernazionale di ricerca di pace di Stoccolma), la cifra record di 1,8 trilioni di dollari. In questa classifica troviamo sempre saldamente al comando gli Usa, che nel 2018 hanno aumentato del 4,6 gliinvestimentimilitari portandoli a 649 miliardi, e che negli ultimi giorni hanno aperto due possibili nuovi fronti di guerra, il Venezuela e l’Iran, con l’invio in quest’ultimo caso di una portaerei a scopo intimidatorio affinché Teheran non si intrometta nelle vicende che riguardano Israele e la Palestina.Al secondo posto troviamo la Cina, minaccia crescente chestadestabilizzando gli equilibri asiatici, e mondiali, e sta di conseguenza innescando la corsa alle difese anche di quei Paesi che con la guerra hanno un pesante conto in sospeso. Come il Giappone, il cui premier Shinzo Abe alla fine dello scorso anno ha presentato un piano che prevede una spesamilitare per 215miliardi di euro per il quinquennio 2019- 2024. TOKYO Intenzione di Abe è anche quella dicambiareilfamosoart.9 dellaCostituzione, quello in cui il Giappone dichiara espressamente di «rinunciare alla guerra quale diritto sovrano della Nazione», e il primo segnale che tale cambiamento è già nei fatti, è arrivato proprio in queste ore conl’invio all’estero della primamissionemilitare svincolata dall’Onu. Si tratta di due ufficiali mandati in Egitto a partecipare alla missioneMultinationalForce&Observers, poca roba, ma per il Giappone si tratta in realtà di un gesto altamente simbolico (specie all’inizio di una nuova era Reiwa). Ovviamente il riarmo giapponese viene giustificato più che altro con la minaccia che arriva dalla Corea del Nord, la quale a sua volta nelle ultime ore ha sparato una raffica di missili nel Mar del Giappone rompendo una tregua che durava dal 2017. Seguendo le tracce della classifica Sipri al terzo posto troviamo l’Arabia Saudita, impegnata in una guerra senza confini contro gli sciiti. Lacorsamilitare saudita (67,6miliardi di dollari) viene giustificata quindi in chiave anti-Iran, mentre learmi vengonomaterialmenteimpiegate nello Yemen. Poi l’India, quarta, affaccendata in annose dispute con il vicino Pakistan e sempre sull’orlo di un conflitto. Le tensioni trai due Paesi si sono ulteriormente aggravate dopo l’ultimo attacco terroristico di febbraio, ai danni di un bus militare indiano in cui hanno perso la vita 40 soldati stanziatinel Kashmir, e sono proseguite con continue sparatorie al confine, le quali giusto ieri hanno provocato la morte di una donna e un bambino pakistani. MANOVRE FRANCESI La voglia di guerra però riguarda anche Paesi che non ti aspetti, che predicano bene ma razzolano male, come la Francia di Macron che nella corsa alle armi nel 2018 ha superato al quinto posto la Russia del “principe del male” Putin. E non può essere un caso che parallelamente Parigi si sia attivata a riaccendere i focolai della guerra civile in Libia o che si sia impegnata su altrifronti caldi comeinMali, o che stia lavorando sottotraccia nelle ex colonie africane dal futuro traballante. Quanto alla Russia i fronti aperti rimangono quello ai confini conl’Ucraina e quelloin Siria, dove peròla guerra sembra sia più omenoconclusa.Nonva ovviamentedimenticato che buona parte del mondo islamico, dall’Africa alle Filippine, è attraversato da focolai di guerriglia e terrorismo e che molti Stati specie dell’area mediorientale sono sempre al limite del conflitto. Israele che nel rapporto spesa militarein rapportoal Pil è uno dei Paesi al mondo (4,3%) non solo deve vedersela con i palestinesi, ma ancheconl’Iranegli hezbollahlibanesi. Senza considerarel’eternainimicizia di Siria e Turchia. © RIPRODUZIO