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 2019  maggio 07 Martedì calendario

La domestica di Netanyahu denuncia

U na “n azi sta”: chi ha lavorato per Sara Netanyahu, la first lady israeliana, non nutre certo un grande affetto per lei. O perlomeno, è qua nto racconta Shira Raban, che h a presentato al tribunale del lavoro di Gerusalemme la richiesta di un indennizzo di 225 mila shekel (che corrispondono a più di 50 mila euro). Una somma non indifferente, giustificata dai presunti danni psicologici subiti da Raban dopo 13 giorni vissuti alle dipendenze dirette della moglie del premier nella residenza ufficiale di Gerusalemme, nel settembre 2017: le prevaricazioni quotidiane che la donna racconta di aver subito hanno costituito la base per un memoriale di 180 pagine; ci sono anche gli sms inviati al colmo dello sconforto. Nei messaggi si legge: “Ho rifatto i letti dei due figli 80 volte. Nulla le va mai bene. È pazzesco”. E anche: “Mi pagano 100 shekel all’ora (25 euro). Ma nessun compenso giustifica quello che si patisce con quella malata mentale”. Stando sempre agli sms, in alcuni casi la collaboratrice aveva lavorato “dieci ore senza una pausa, solo insulti”, e questo l’avrebbe portata a scrivere, al termine della giornata: “Sono appena uscita dal carcere”. Ovviamente, la moglie del premier non incassa in silenzio: Yossi Cohen, il suo legale, ha dichiarato che si tratta di “denigrazioni scellerate” espresse nel “tentativo di estorcere una somma astronomica per meno di un mese di lavoro”. Il quotidiano israeliano Haaretz, che per primo ha lanciato la notizia, aggiunge anche che non è l’unica bega legale a cui deve badare la signora Netanyahu: ieri infatti è stata al tribunale di pace di Gerusalemme per risolvere una questione sui pasti confezionati. Il costo del cibo preparato per gli ospiti della casa, infatti, è stato addebitato all’ufficio di suo marito senza previa autorizzazione. © R