Corriere della Sera, 7 maggio 2019
L’Europa contro la superlega
MADRID Le rivoluzioni non sempre favoriscono cambiamenti positivi. I top club d’Europa ne stanno alimentando una che rischia di travolgere il calcio. Oltre 200 società di 38 Paesi, tutte affiliate all’European Leagues che conta circa 900 membri, sono a Madrid per salvaguardare il futuro e la storia di tante città, delle loro società e tifoserie. L’obiettivo è unirsi per contrastare il piano dell’Eca. L’associazione delle 232 squadre europee guidate dal presidente della Juventus, Andrea Agnelli, vuole ridisegnare il calcio e dar vita dal 2024 a una Champions-Superlega. L’impatto sui campionati nazionali sarebbe devastante, favorirebbe un impoverimento tecnico, ridurrebbe le risorse per le leghe e i loro club, aumenterebbe il divario tra grandi e piccoli, trasformando squadre della storica borghesia del calcio in inutili comparse.
«Le idee dell’Eca portano alla distruzione dei campionati nazionali. È a rischio la sostenibilità sportiva e economica di chi non parteciperà alle coppe. Creare una piramide parallela, accessibile ai club solo tramite inviti o ranking storico, è inaccettabile. Il calcio finisce se si cancella il legame tra i risultati in campo e l’ingresso in coppa», è la riflessione del vicesegretario generale dell’European Leagues, Alberto Colombo.
Hanno risposto alla convocazione del meeting di Madrid 22 club italiani, 15 di serie A e 7 di B, più l’ad della Lega serie A, Luigi De Siervo. Assenti Juventus, Milan, Inter, Roma e Frosinone. Anche Andrea Agnelli è atteso oggi all’Eurostar Hotel Madrid Tower, però come rappresentante dell’Eca. Il numero uno bianconero porta avanti le sue idee, tentando di convincere quante più società ad accettare la rivoluzione, osteggiata da colossi come la Premier League, La Liga, La Bundesliga, oltre alla maggioranza della serie A. Pure il tecnico del Real Madrid, Zinedine Zidane, è scettico: «Sarà tutto più difficile per i piccoli club». Nella riunione di questa mattina, se davvero verrà, Agnelli avrà vita dura, nonostante l’appoggio del presidente Uefa, Alexander Ceferin, assente a Madrid ma che domani riceverà a Nyon i rappresentanti delle leghe europee, per cercare un compresso.
Scetticismo Real
Anche Zidane scettico: «Se si cambia sarà tutto più difficile per le piccole squadre»
Il disegno dell’Eca prevede una formula rinnovata per la Champions, con 32 squadre divise in 4 gironi (non più in 8 come ora) e 14 partite per club, contro le 6 attuali. A far infuriare i club medi e piccoli sono le modalità d’accesso e permanenza: un sistema semichiuso, a inviti e in base al ranking storico, e con poche o zero retrocessioni. In sostanza le ultime della Champions scalerebbero in Europa League e nella terza coppa che verrà creata, limitando o inibendo del tutto l’ingresso tramite i tornei nazionali: un po’ come accade per la Nations League Uefa delle Nazionali. «Con il ranking storico, club come il nostro partono con l’handicap», sottolinea l’ad del Sassuolo Giovanni Carnevali presente a Madrid, come pure il presidente del Torino, Urbano Cairo, e quello della Lazio Claudio Lotito.
Obiettivo dell’Eca è poi giocare più partite internazionali, ma con un calendario già ingolfato per farlo bisognerebbe ridurre da 20 a 18 squadre i vari campionati. Un abbassamento di cui si è discusso in passato: potrebbe elevare la qualità, a patto di aumentare le risorse, ma il progetto Eca va nella direzione opposta. La nuova Champions vorrebbe poi giocare nel weekend, sfrattando i campionati a metà settimana: accettarlo significherebbe suicidarsi per i club medio-piccoli e i tifosi, anche loro presenti al meeting di Madrid con le due federazioni europee di supporter. Il calcio gioca la sua partita per il futuro, il rischio di un clamoroso autogol è altissimo.