La Stampa, 7 maggio 2019
La Langley italiana
Come Mosca ha la famigerata Lubjanka, un palazzone immenso per sede dei suoi servizi segreti. Come Langley, alle porte di Washington, talmente identificatasi con la CIA da essere divenuta sinonimo dell’agenzia di spionaggio. Come anche Londra, con il fantascientifico palazzo Vauxhall Cross, oppure Berlino, con la nuova immaginifica sede del Bnd, appena inaugurata da Angela Merkel, ebbene, da ieri anche Roma ha il suo monumentale sito per gli 007. In piazza Dante, al civico 25, quartiere Esquilino. «È più che il nuovo indirizzo dei nostri servizi segreti», ha detto Giuseppe Conte, ieri, orgoglioso di essere lui a presenziare all’inaugurazione. «Questo palazzo è una nuova pagina nella storia della sicurezza nazionale. Sarà la casa comune di tutta l’intelligence. Simbolo di unità».
Inaugurazione solenne, dunque, alla presenza del Capo dello Stato, un pezzo di governo, molte istituzioni, ambasciatori, il coro delle voci bianche di Santa Cecilia, tanti 007 e soprattutto i rappresentanti di servizi segreti alleati. Il pregiato palazzo d’impronta liberty per quasi un secolo ha ospitato le Casse di risparmio postali, poi evolutesi in Cassa Depositi e Prestiti, che resta proprietaria del palazzo e l’ha concesso in affitto per i prossimi 30 anni alla presidenza del Consiglio. Qui confluiranno gli uffici del Dis, come parte di quelli operativi dell’Aise (estero) e Aisi (interno).
Sono occorsi 10 anni di lavori, una quantità imprecisata di milioni di euro, la morte di un operaio, duemila km di cavi e fibre ottiche, la risistemazione di sessantamila metri quadri, più di mille finestre, un lungo scavo archeologico, e tantissima determinazione (all’ultimo stava per saltare tutto con il fallimento della società appaltatrice), ma alla fine il Dipartimento Informazioni e Sicurezza, ha un degno quartier generale. Padrone di casa è il suo direttore, Gennaro Vecchione, che dice: «Questo palazzo avrà un valore strategico». All’ingresso una parete è dedicata ai Caduti dell’intelligence (4 lapidi: dedicate a Vincenzo Li Causi, Nicola Calipari, Lorenzo D’Auria, Pietro Antonio Colazzo) «perchè il loro è un messaggio di vita e di speranza. L’intelligence continuerà a non lesinare alcuno sforzo nel perseguire gli interessi fondamentali del Paese».