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 2019  maggio 06 Lunedì calendario

I politici truffano sui loro followers

La politica con il trucco. In un’epoca in cui la presenza sui social network è fondamentale per dettare l’agenda, è partita la corsa, tra i leader, a chi si accaparra più followers, i seguaci sulle varie piattaforme, pronti ad amplificare ogni messaggio di propaganda. Da Facebook a Twitter, passando per Instagram. Tutti gli schieramenti sono coinvolti nella gara, che come ogni competizione è soggetta a magheggi e alterazioni varie. Come il fenomeno dei fake followers, gli account sospettati di non essere autentici che si trovano spulciando in particolare i profili Twitter degli esponenti politici. Primi tra tutti quelli del M5s.
Nonostante ciò che diceva Casaleggio nel lontano maggio del 2012: «La Rete è una conversazione tra persone che possono verificare le informazioni, che possono discuterne tra di loro. Non è quindi un media broadcasting, da uno a molti. Per questo sta trasformando completamente il modo di fare comunicazione – spiegava il guru – la rete sta diventando un’agorà molto estesa, sempre più complessa». Proseguiva qualche riga dopo: «La Rete è politica allo stato puro». Con evidenza, tutto ciò ha poco a che fare con il fenomeno dei fake followers. Si tratta di bot, account spam o persone che non sono attive sui social da molto tempo. Nel primo caso parliamo di software in grado di gestire autonomamente degli account come fossero degli esseri umani (bot è l’abbreviazione di robot). Quindi sono in grado di retwittare, produrre contenuti, e mettere cuori, equivalenti ai mi piace di Facebook, a ciò che pubblicano altri utenti. Ci sono poi gli account dediti alle varie attività di spam, ovvero invio di messaggi indesiderati, pubblicazione di link dannosi, pubblicazione ripetuta di messaggi su argomenti di tendenza solo per attirare l’attenzione. Infine l’esatto opposto della partecipazione: gli utenti che sono iscritti al social network ma non sono in alcun modo attivi.
Utilizzando il sito Spark Toro, strumento in grado di monitorare i fake followers su Twitter, si scopre che le web star del Movimento della partecipazione in Rete sono seguite da moltissimi fan «sospetti». A partire dal Garante Beppe Grillo che conta il 71% di followers finti. Record battuto soltanto dall’ex presidente del Senato e fondatore di Liberi e Uguali Pietro Grasso con il 76% di followers finti. Segue il sindaco di Roma Virginia Raggi con il 66% di bot, spam e account inattivi. Tra i grillini più popolari quasi tutti superano il 50%. Alessandro Di Battista si ferma al 60,7%, Luigi Di Maio al 63%, il nuovo frontman Gianluigi Paragone oltrepassa, seppur di poco, la metà. Chiara Appendino, sindaco di Torino, conta il 54% di account fake, la pasionaria Paola Taverna, tra i primi personaggi web lanciati da Casaleggio, arriva al 57%. Stessa percentuale toccata da Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’account ufficiale del M5s sfiora il 70% di followers ritenuti ambigui.
C’è da dire che il problema, però maggiormente per quanto riguarda i leader di primissimo piano, interessa anche altri partiti. Matteo Salvini ne ha poco più del 60%, mentre Matteo Renzi e Nicola Zingaretti sono quasi al 69%. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia non è da meno con il 64,8%. Va meglio in Forza Italia, dove Silvio Berlusconi ha il 41,9% e Antonio Tajani circa il 33%. Emma Bonino, storica leader radicale e fondatore di Più Europa si attesta al 56,2%. Laura Boldrini, nuovo idolo social della sinistra, ex presidente della Camera supera anche lei abbondantemente la metà con il 58,5%. Ci sono altre scale di misurazione per rendersi conto del fenomeno. Il leader del Carroccio e ministro dell’Interno ha il 20% di followers finti in più rispetto ad altri utenti simili per popolarità. Di Maio, con questa classificazione, ha il 32% di seguaci dubbi in più rispetto agli account dello stesso range di notorietà. Gli account paragonabili a quello di Grillo per numero di followers, hanno una media del 41% di ammiratori fake, il fondatore del M5s svetta al 71,7%. La campionessa, rispetto agli utenti pari grado, è Chiara Appendino. I personaggi con un bacino di pubblico simile al sindaco di Torino si fermano a una media del 18,5% di fake followers, la grillina triplica esattamente il risultato degli altri, raggiungendo il 54,5%. Uno dei pochi pentastellati di rango a rimanere sotto la soglia del 50% di followers finti è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il Guardasigilli, fedelissimo di Di Maio, secondo Spark Toro può contare il 39,7% di fan sospetti. Ma nemmeno lui sfugge al paragone con gli account della stessa «taglia». Poco più di 21 punti percentuali di differenza rispetto a una media del 18,5% di fake followers.