Il Sole 24 Ore, 6 maggio 2019
Al Sud metà dei contribuenti non arriva a 15mila euro
I dieci anni di economia ferma o in calo (con l’eccezione di alcuni periodi in lenta crescita) hanno intaccato i redditi degli italiani che si collocano nelle fasce più basse imponibili e rafforzato quelli degli scaglioni più alti, mentre il Fisco ha perso 1,2 milioni di contribuenti.
Tra le dichiarazioni 2008 e quelle del 2018 il reddito totale “in chiaro” si è ridotto del 3,5% al netto dell’inflazione, proprio per l’uscita dai radar del Fisco di tanti soggetti. Così, anche se l’imponibile medio per contribuente resta stabile sui 21mila euro (calando solo dello 0,5%), quello per abitante è diminuito di quasi l’8%, attestandosi nel 2017 intorno ai 14 mila euro.
La geografia degli importi
I territori hanno reagito differentemente alle difficoltà del decennio. Il Trentino Alto Adige è la sola regione con un segno più sia per numero di contribuenti (+3,5%) sia per reddito imponibile (+8%). A differenziare tra di loro le altre aree è la dimensione della diminuzione, con un tratto comune: le regioni del Sud hanno accusato perdite relativamente più consistenti di quelle del Centro e queste ultime cali più intensi di quelle del Nord.
Ha inciso ovviamente la differente forza economica di partenza delle diverse aree, che ha contribuito a disegnare l’attuale geografia dei redditi. In tutte le regioni meridionali l’imponibile medio continua a essere di almeno il 15% più basso del valore medio nazionale, con un divario che è quasi ovunque leggermente aumentato.
La motivazione sta nel fatto che il baricentro dalla distribuzione del reddito, nel Mezzogiorno, è più spostato verso gli scaglioni più bassi. Con l’eccezione di Sardegna e Abruzzo, nel resto del Sud più del 40% dei contribuenti ha dichiarato nel 2018 meno di 10mila euro (media nazionale 30%).
Questa composizione si riproduce anche nella ripartizione dei contribuenti percettori di reddito da lavoro dipendente, che in tutte le aree rappresenta oltre il 50% del totale. Nelle regioni del Sud praticamente la metà di loro dichiara fino a 15mila euro (quasi il 15% in più rispetto al Nord), con punte intorno al 60% in Sicilia e Calabria. Mentre nello scaglione 26-55mila euro (quello che una vola si sarebbe detto lo scaglione dell’«aristocrazia operaia») la loro percentuale non tocca il 20% (il 10% in meno rispetto al Nord).
Nelle regioni settentrionali, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna poco più di un terzo dei contribuenti si colloca sotto la classe media, un terzo vi rientra a pieno, mentre il resto della popolazione si colloca nella parte medio alta.
Redditi più polarizzati
Pur con queste differenze, tutti i territori riflettono il trend nazionale, in cui si è assistito a una sostanziale polarizzazione nella distribuzione dei redditi. Anche se l’importo medio dei diversi scaglioni di reddito si è ridotto, il numero di coloro che dichiarano più di 75mila euro è aumentato di oltre 170mila unità (+22%) e il loro reddito è cresciuto di 8,5 miliardi (+7%); pesano sul totale poco più del 2% in numero ma sommano quasi il 15% in valore.