il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2019
Chi sono e in cosa credono i terrapiattisti
L’equazione è semplice: “L’acqua non curva, quindi la terra è piatta”. È semplice, ma non tiene conto delle basilari leggi della fisica ed è infatti una di quelle equazioni promosse da chi crede che la Terra sia piatta. Il 12 maggio, a Palermo (comune che ha già preso le distanze dall’iniziativa) ci sarà il congresso italiano dei terrapiattisti. Si riuniranno in un hotel del centro (“Garibaldi – si legge in un post – l’eroe dei due mondi discoidali”), terranno interventi suddivisi in quattro sessioni, pranzeranno nel giardino Inglese con i relatori (“ma è facoltativo” specificano), parlaranno “dell’ assenza della curvatura terrestre”, introdurranno “all’astronomia zetetica” e alla “free energy”. Pare ci andrà di mezzo anche l’egocentrismo della stella polare.
Chi sono e cosa credono
Persone normali, laureati, diplomati, impiegati, anche con un livello di istruzione medio alto. Che, però, credono che il polo sud non sia altro che una parete di ghiaccio che circonda una enorme distesa di terra e acqua e che il sole e la luna siano soltanto delle luci che si muovono in circolo nel cielo dentro una enorme cupola ricoperta di stelle. Sostengono le loro teorie sull’empirismo, ritengono che sarebbe impossibile – se la terra fosse curva – riuscire a scorgere una città a chilometri di distanza visto che in teoria dovrebbe essere su un altro versante del globo. Non esiste rifrazione, non esistono gli effetti della luce e delle condizioni atmosferiche, non c’è legge della fisica che tenga. O se ci sono, i loro calcoli dimostrano sempre che quanto scritto e calcolato finora era sbagliato. “Quello che ci rende sempre più forti e che ci sta facendo vincere – dice Mark Sargent, uno dei volti mondiali più noti del terrapiattismo, nel documentario Behind the Curve – è che la scienza ha problemi a confutare quello che facciamo. Vinciamo contro la scienza perché la scienza risponde solo con formule matematiche mentre noi puntiamo il dito verso l’orizzonte e diciamo ‘Hey, quella è Seattle’. Questo è tutto: un’immagine vale più di mille parole”.
La storia e l’evoluzione
“Le teorie terrapiattiste – ci spiega Massimo Polidoro, segretario nazionale del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze ) – si possono far risalire agli albori della civiltà sumera, all’idea che la terra fosse una superficie. Eppure, già dal sesto secolo avanti Cristo, che la terra fosse sferica era assodato. Lo si capiva dallo studio dei movimenti del sole, dalle ombre, dagli oggetti che si avvicinavano all’orizzonte”. Una convinzione che poi si è trasmessa per secoli. “Non è vero, ad esempio, che nel Medioevo si credeva che fosse piatta. Anche perché, se così fosse, non avrebbe avuto senso la spedizione di Colombo alla scoperta delle Indie che, in pratica, si basava proprio sull’idea di raggiungerle facendo il giro inverso della Terra” spiega Polidoro.
Le cose cambiano intorno alla metà dell’Ottocento quando Samuel Rowbotham, un eccentrico divulgatore inglese, pubblica un libretto di 16 pagine in cui sostiene che la Terra sia piatta. “Una interpretazione che serve a confermare la veridicità della sua fede religiosa – spiega Polidoro -. Rowbotham riteneva che astronomia e fisica fossero roba da atei”. Il libretto si intitola “Astronomia Zetetica: la Terra non è un globo” e da qui arriva l’aggettivo “zetetica” (dal greco zêtêin, che significa indagare) usato per definire la sua visione dell’astronomia: la Terra come un disco piano, con il Polo Nord al centro e il Sud costituito dalla circonferenza del cerchio. Negli anni, il libretto viene stampato diverse volte fino a diventare un volume di 430 pagine. E alla morte di Rowbotham nasce la Universal Zetetic Society che pubblica anche una rivista. Con le guerre mondiali, il movimento va in contro un progressivo declino.
Lo scontro con la Nasa
Tutto si rivitalizza intorno agli anni 50. Nel 1956 un membro della Royal Astronomical Society, Samuel Shenton, fonda la Flat Earth Society, proprio a ridosso delle scoperte della Nasa. Ci sono i primi satelliti in orbita, le missioni nello spazio, diventa sempre più difficile continuare a sostenere che la Terra sia piatta, le evidenze scientifiche a quel punto non sono più solo studi matematici ma anche osservazione. Con lo sbarco sulla Luna arriva il colpo finale. “Ovviamente chi crede che la terra sia piatta crede anche che sulla Luna non ci siano mai andati” spiega Polidoro. Insomma, anche se le fila dei terrapiattisti si ingrossano un po’, le evidenze continuano a surclassare il complotto. Che negli anni Novanta è circoscritto e tutto sommato ancora trascurabile.
Quando tutto cambia
Tutto cambia nei primi anni 2000. Internet, Youtube e i social media fanno cadere i confini globali. “I primi a commentare e a portare avanti le loro teorie antiscientifiche sono troll – spiega Polidoro -. Sono innocui, commentano le scoperte. Ma i social acuiscono la polarizzazione, bene o male che sia, si comincia a parlarne. E più si polarizza la discussione, più se ne parla e più crescono comunità pro e contro. E nasce un nuovo pubblico”. Si chiama cascata del consenso e, purtroppo, funziona.
I prodotti su misura
In effetti la rete è piena di prodotti sulle teorie terrapiattiste. Youtube si riempie presto di video in cui si spiegano con quali indizi sia possibile dimostrare che la Terra è piatta (“Perché non ci sono voli oceanici diretti ?” ), podcast, interviste che i terrapiattisti fanno tra loro (“I dinosauri sono una invenzione”), siti web con mappe e spiegazioni dettagliate sul complotto mondiale per nascondere la verità con foto e videomontaggi per confondere le idee (“Nasa in ebraico vuol dire ‘inganno’”). La pagina Facebook “Flat Earth”, che ha un forte taglio religioso, oggi ha 227mila follower. L’ultimo video pubblicato, a fine aprile, vuole dimostrare che l’11 settembre fosse già deciso.
In Italia, oggi, il gruppo Facebook più attivo si chiama “Terra magick, I Terrestri del Grande Geoide Geocentrico” ed è composto da circa 7400 utenti. Anche qui teorie, meme su chi non crede alle teorie e iniziative. Stanno raccogliendo 10 euro a testa per lanciare a 40 chilometri d’altezza un pallone sonda. “Lo scopo del progetto ATI – spiegano – è progettare, costruire e lanciare un pallone sonda con strumentazione scientifica per l’osservazione della terra dalla stratosfera alla quota stimata di 40.000 metri e di recuperare al rientro i diversi componenti”. Data e ora e luogo saranno comunicati una volta raccolto budget e permessi, specificano.
Cosa c’è davvero sotto
É una sorta di complotto del complotto. Si convincono, e riescono a convincere gli altri, che la scienza sia pilotata, che gli astronomi siano tutti d’accordo per nascondere al mondo che la Terra è piatta. “E più se ne convincono più, per quel fenomeno che si chiama dissonanza cognitiva, cercano e producono prove che rafforzano le loro convinzioni. Semplicemente ignorando le prove che vanno contro ciò in cui credono” dice Polidoro. Si tratta comunque di una platea molto vasta. Secondo una indagine 2018 in Usa, circa il 2% degli intervistati crede che la Terra sia piatta. E non si tratta solo di ignoranza. “Dietro c’è una diffidenza generalizzata che si ritrova in tutti gli ambiti. Viene portata al limite, si uniscono elementi e teorie totalmente scollegati tra loro. E i social creano e amplificano quelle che sono definite camere dell’eco, dove tutti si danno ragion e si incontrano perché credono nella stessa cosa, rafforzando le loro convinzioni”.
Soluzione cercasi
Deriderli, però, non è la soluzione. “I complotti ci sono sempre stati così come casi reali di insabbiamenti e alterazione della realtà. La differenza è che quando erano reali, sono stati scoperti” continua Polidoro. In sostanza, il senso critico, lo spirito combattivo, lo scetticismo sono spinte virtuose e sicuramente utili per la società. “Ma hanno bisogno di essere incanalate in binari seri”. Il bisogno di sentirsi parte di una comunità fa sì che queste credenze si autoalimentino. E più le si stigmatizza, più si rinforzano. “Per questo è importante non deriderli. Tutto nasce da bisogni profondi e sentimenti che avrebbero anche una utilità”. Forse, con pazienza, sarebbe utile spingere a verificare. In fondo, basta poco. Un drone collegato a un pallone aerostatico, non certo un razzo. Ma segnerebbe la fine dell’illusione.