Il Messaggero, 6 maggio 2019
L’incubo del Millenium Bug in Giappone
Diciannove anni fa il mondo online per come lo conosciamo oggi sarebbe dovuto finire. Un colossale cortocircuito informativo, infatti, era pronto a bloccare, senza possibilità di appelli, l’ingresso nel nuovo millennio e l’accesso definitivo all’era di internet. Un’apocalisse informatica chiamata Millenium Bug di cui tutti abbiamo avuto paura anche se ora si tende a guardarlo solo come una previsione allarmistica.
E proprio in Giappone, dove l’incubo del Millenium Bug è stato vicino a realizzarsi sul serio, si è tornati oggi a parlare della possibilità che un nuovo baco devastasse la pubblica amministrazione e le attività commerciali o che paralizzasse la società ormai diventata interamente digitale. La scorsa settimana nel Sol Levante è iniziata una nuova era. Con l’abdicazione in favore del figlio dell’imperatore Akihito, sul trono dal 1989 e quindi unico regnante nell’era dell’informazione, è iniziato il periodo Reiwa. Il periodo ordine e armonia però, non solo porta un nuovo imperatore sul trono del Crisantemo ma cambia anche il calendario.
Nella pubblica amministrazione giapponese non è in uso il calendario gregoriano ma uno apposito tarato sulle successioni imperiali. In pratica mercoledì scorso è ufficialmente iniziato l’anno 1 di una nuova era. Un principio che ha riproposto gli stessi problemi e gli stessi timori del Millenium Bug.
I TECNICINonostante l’abdicazione fosse stata ampiamente preannunciata nel 2017 proprio per dare modo ai tecnici di adeguare software e apparecchiature – che sulle isole giapponese, nonostante il pensiero comune, non sono propriamente avanzatissime nella pubblica amministrazione – i disagi sono stati davvero tanti. Proprio con diciannove anni fa.
Allora, i problemi furono limitati dall’intervento ben anticipato di tutti gli Stati e le aziende che, in previsione della mezzanotte del 31 dicembre 1999, avevano adeguato i propri sistemi informatici. I software dell’epoca utilizzavano soltanto due cifre decimali per memorizzare l’anno (i valori compresi tra 00 e 99) dando per sottintesa, come base di partenza, l’anno 1900. Il raggiungimento dell’anno 2000 però, poteva portare a conseguenze imprevedibili. Un problema che ora appare relativo ma che per la scarsa quantità di byte di memoria a disposizione all’epoca non era affatto uno scherzo. Tanto che effettivamente allo scoccare della mezzanotte del nuovo Millennio vi furono dei problemi – i tecnici della centrale nucleare di Onagawa in Giappone ad esempio, videro bloccarsi il sistema di raffreddamento e lanciarono l’allarme. Ma furono senza dubbio più circoscritti e meno catastrofici del previsto.
I PAGAMENTIOggi, il caos è già realtà.La sola città di Nagoya, un centro industriale nella regione centrale del Giappone, ha speso circa 4,3 milioni di dollari per prepararsi alla nuova era. Invece a Koga, 57mila abitanti, i dipendenti comunali hanno cancellato per errore 1.650 bollette dell’acqua mentre aggiornavano i propri sistemi. Un piccolo terremoto digitale che, un portavoce del Meti (Ministero dell’Economia e del Commercio del Giappone) ha spinto a combattere in maniera piuttosto drastica. Vale a dire invitando chi non avesse dovuto fare in tempo con gli aggiornamenti a utilizzare i timbri per autorizzare dichiarazioni dei redditi, registrazioni di matrimoni o qualsiasi altra pratica dovesse arrivare nei primi giorni della nuova era. Un caos scatenato dall’attaccamento imperiale a una tradizione, quella di un calendario apposito, che ai giapponesi ormai calati nell’era tecnologica del secondo millennio non sembra piacere.
Un avvocato, come riportato dal New York Times, ha fatto causa al governo sostenendo che costringere le persone a scandire il tempo attraverso la vita dell’imperatore viola il loro diritto costituzionale alla dignità individuale. Una polemica tutta orientale sulla quale si saprà la verità solo mercoledì. Il 7 maggio infatti, verranno riavviati i pc e i server della pubblica amministrazione giapponese per il primo giorno lavorativo dopo una settimana di festeggiamenti. Non resta che sperare che ordine e armonia regnino anche sui computer del Sol Levante.