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 2019  maggio 06 Lunedì calendario

I 41 morti sull’aereo in fiamme a Mosca • In Brunei sospesa la pena di morte per i gay • Il prezzo del petrolio scende e scenderà ancora

Aereo in fiamme a Mosca: 41 morti All’aeroporto Sheremetyevo di Mosca, un superjet Sukhoi della compagnia di bandiera russa Aeroflot ha preso fuoco dopo un tentativo di toccare terra in un atterraggio di emergenza. Il volo era diretto a Murmansk, vicino al confine con la Norvegia. A bordo erano presenti 78 passeggeri. Il Comitato investigativo russo ha riferito che sono sopravvissute 37 persone, i morti sarebbero quindi 41, tra i quali due bambini. Stando alle prime ricostruzioni, il volo era decollato per Murmansk alle 17.50 ora locale (le 16.50 in Italia) e subito dopo ha chiesto un atterraggio di emergenza e ha iniziato a tornare indietro. Il primo tentativo di atterraggio è fallito e il secondo è andato a termine ma «è stato molto violento», come ha raccontato una fonte citata dalle agenzie. Tra le ipotesi quella di un fulmine che avrebbe colpito il velivolo o di un guasto al circuito elettrico. Drammatiche le scene dell’evacuazione dei passeggeri, che si sono precipitati in preda al panico dall’aereo in fiamme lungo gli scivoli di gomma, con decine di ambulanze accorse sulla pista del volo SU-1492. Il Sukhoi Superjet-100 era nuovo, il suo anno di produzione è il 2018. 


Il sultano del Brunei sospende la pena di morte per i gay 
Le pressioni della comunità internazionale hanno convinto il sultano del Brunei Hassanal Bolkiah a fare una parziale retromarcia: ieri ha parlato per la prima volta in pubblico della nuova legge basata sulla sharia dicendo che non applicherà la pena di morte prevista per gli omosessuali, lo stupro e l’adulterio. Dopo l’annuncio delle nuove regole, lo scorso 3 aprile, le Nazioni Unite avevano protestato ufficialmente mentre celebrità come George Clooney e i gruppi per i diritti umani hanno lanciato il boicottaggio degli hotel di proprietà del sultano, tra cui il Dorchester di Londra e il Beverley Hills Hotel di Los Angeles.    


Perché il prezzo del petrolio è in discesa 
Il petrolio Brent è in calo del 2%, a 69,3 dollari il barile, minimo delle ultimi due settimane. Oltre ai tweet di Trump sui nuovi dazi alla Cina, c’è la decisione dell’Arabia Saudita di abbassare il prezzo del petrolio venduto agli Stati Uniti, una mossa che dovrebbe ridurre del tutto i timori di una carenza di greggio. La guerra in Libia, il tentativo di golpe in Venezuela, l’entrata in vigore delle sanzioni contro l’Iran e le esportazioni a singhiozzo della Russia verso l’Europa dell’Est, diventano poca cosa di fronte al rischio di una frenata del ciclo economico mondiale, provocata da un eventuale crack del negoziato tra Cina e Stati Uniti. Il Brent ha perso quasi il 10%, dai massimi di periodo toccati alla fine di aprile, ma tenuto conto anche dell’atteggiamento della Russia, poco incline ad estendere l’accordo sulla produzione di altri sei mesi, potrebbe scendere ancora di parecchio: le due soglie grafiche sono a 65 dollari ed a 60 dollari il barile. La prossima riunione dell’Opec + è il 19 maggio.