Robinson, 3 maggio 2019
Un bel libro sul Venezuela
Numeri, per cominciare. Esce in Italia un libro ambientato in un Paese che nessuno, in quel Paese, può comprare: un libro costa cinque mesi di stipendio, in Venezuela. Uno stipendio medio, naturalmente. I ricchi lo potrebbero leggere, se volessero, perché sono già (quasi) tutti andati via da Caracas, sono nel quartiere Salamanca e i limitrofi Parioli di Madrid. Hanno da tempo rastrellato il patrimonio immobiliare di lusso della porta e capitale del Sudamerica in Europa. Che un libro sia quanto di più prezioso puoi avere in casa – un libro, anche uno solo – è già un pezzo di questa storia, che da noi si intitolaNotte a Caracas (Einaudi Stile Libero), nei paesi di lingua iberica La figlia della spagnola. Altri numeri.
All’ultima fiera di Francoforte è stato venduto “alla cieca”, prima che uscisse, in ventidue paesi. Non era mai successo a nessun autore del Venezuela. L’autrice, Karina Sainz Borgo, ha 37 anni e questo è il suo primo romanzo. Vive in Spagna dal 2006. È giornalista, lavora on line, ha un blog: Cronache Barbituriche.
Le scrittrici centro e latino americane nei loro trenta e quarant’anni sono il fatto letterario più significativo del tempo presente. Letterario, civile, politico. Leggerle è un godimento assoluto, una festa. Ma sono giovani, per così dire – giovani in questa epoca senescente – e sono donne. Due circostanze che impediscono che la critica laureata le prenda sul serio, in letteratura. Però la voce corre, ad altezza terreno, e il libro vola di mano in mano fra i lettori. Scala le vendite, diventa fenomeno editoriale.
Questo libro è magnifico. Non c’è bisogno che lo dica Fernando Aramburu: «Una scrittura meravigliosa, un romanzo magistrale», ha detto. Ma anche senza di lui, prendetevi da soli il gusto di leggere questo libro arcaico che viene dal futuro. Una lingua prodigiosa. Una storia universale. Non importa che sia Caracas, potrebbe essere ovunque. C’è una donna, Adelaida Falcon, 38 anni, a cui muore la madre con la quale viveva nell’unica formazione di famiglia alle sue latitudini possibile: una madre e una figlia. Sono gli ultimi giorni del chavismo. La terra più ricca e più bella del mondo, nella sua idea di mondo, è devastata dalle pattuglie motorizzate dei “Figli della rivoluzione” che in nome della giustizia sociale saccheggiano, bruciano, uccidono. Non importa quello che succede fuori, alla madre e alla figlia. Importa quello che succede dentro: il mondo intimo di ciascuno. Fino a che, dopo il funerale della madre, non arriva la Marescialla, una paramilitare, a prendere possesso della casa. La piccola borghesia ha la colpa di avere qualcosa – un piatto del servizio della Cartuja di Sevilla, la copia di un classico della letteratura in edizione economica – al cospetto del nulla. Deve perciò essere punita. È una biografia, è ancora di più un’allegoria.
Siamo a Caracas, potrebbe essere ovunque ci sia una dittatura. La brutalità, la bellezza struggente del mondo che muore, la paura. Quando hai fame sei capace di fare qualsiasi cosa. Ma normalmente, come accade in una catastrofe di origini imprecise in cui tra i falò di tutto quel che c’era bisogna tenere insieme quello che resta. Con un tono in perfetto bilico fra distacco e malinconia, come una cronista che cerca e trova la realtà nella finzione, Karina Sainz Borgo racconta una storia che non è più la sua mentre è già la nostra.
Bisogna stare nei fatti che accadono senza discuterli. Bisogna sopravvivere. Dunque. Adelaida Falcon, espropriata della casa dalla Marescialla, si rifugia nell’appartamento di una vicina morta. Si installa e si nasconde lì. Diventa usurpatrice a sua volta. Trova sul tavolo una lettera in cui si comunica – alla vicina morta – la concessione del passaporto spagnolo. Si affaccia in Adelaida la possibilità di fuga verso una nuova identità, un nuovo mondo. È la disperazione che muove il tempo.
Rimbomba nelle parole di Sainz Borgo l’eco di quelle che da Silvina Ocampo vanno ad Alejandra Pizarnik, la più grande di tutte in poesia. Erano donne, a noi hanno raccontato solo di Borges. Di Bioy Casares, tutt’al più, e di Cortázar. La letteratura e la storia l’hanno fatta gli uomini, sempre.Qui, in Notte a Caracas, gli uomini sono fantasmi. Certo, sarà solo un caso. Non c’è ideologia, non c’è intenzione. Per fortuna è solo un racconto. Qui, nella società matriarcale, sono le donne che fanno la cronaca. Notte a Caracas è il romanzo sulla colpa del sopravvissuto. Noi, in Europa, la conosciamo da Primo Levi. Però guarda come è viva nei fatti dei giorni. La ritroviamo oggi, intatta.
Notte a Caracas è un romanzo politico, un film di fantascienza, una tragedia civile e la cronaca di un abisso esistenziale. Sopravvivere, certo. Bisogna in ogni condizione e latitudine sopravvivere. «Tutte le storie di mare sono politiche e noi pezzi di qualcosa che cerca una terra». Una storia di mare. Il mare che divide i mondi e li unisce.