La Stampa, 3 maggio 2019
Da Verdi a Pirandello, le sorprendenti ultime volontà
Sia lasciata passare in silenzio la mia morte, nè annunzi nè partecipazioni. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, nè parenti, nè amici. Il carro, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso sia lasciato disperdere perché niente, neppure la cenere vorrei avanzasse di me. Altrimenti si muri l’urna in qualche rozza pietra nella campagna di Grigenti dove nacqui». (Luigi Pirandello). «Lascio a questa città la somma di lire cinquantamille acciò colla medesima si eriga una nuova sala d’asilo» (conte Camillo Benso di Cavour). «Il mio corpo sarà cremato con legna di Caprera, la mia salma vestirà camicia rossa, la testa nel feretro posta verso tramontana, al sindaco né a chiunque verrà partecipata la mia morte senonché finita la cremazione» (Giuseppe Garibaldi). «Ordino che i miei funerali siano modestissimi e siano fatti allo spuntar del giorno o all’Ave Maria di sera, senza canti e suoni» (Giuseppe Verdi). «Nomino la Santa Sede mio erede universale: mi obbligano a ciò dovere, gratitudine, amore. Circa le cose di questo mondo: mi propongo di morire povero, e di semplificare così ogni questione al riguardo». (Papa Paolo IV).
Soli di fronte a se stessi
Sono le estreme volontà dei grandi italiani. Parole pronunciate intuendo che il sipario della vita stava per chiudersi. Toccanti e capaci di rivelare gli affetti e i legami più intimi e nascosti. Disposizioni che rivelano il carattere dei personaggi che hanno fatto la storia del Paese. Migliaia di pagine custodite dal Consiglio Nazionale del Notariato e che dal 9 al 13 maggio diventeranno una mostra, Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani allestita al 32° Salone Internazionale del Libro di Torino.
Un percorso che per la prima volta permetterà anche un approccio virtuale e interattivo dei lasciti originali olografi. Un modo per trasformare questi tesori di carta, custoditi negli Archivi Notarili e di Stato di tutta Italia, in pagine digitali consultabili con lo smartphone. Grazie al QRcode sarà possibile «scaricare» il testamento di personaggi come Agnelli Senior, Garibaldi, Cavour, Manzoni, Pascoli, De Nicola, Lina Cavalieri, Luigi Pirandello, Paolo Borsellino, e molti altri. Itinerario inedito e rivelatore perché ogni testamento racconta non solo la situazione familiare ed economica, ma l’animo, le scelte morali, civili, le propensioni e il carattere dell’autore. Storie, difficoltà, lasciti morali, filosofici e politici, e scelte economiche di italiani speciali, che anche di fronte alla morte confermano - e a volte superano - la statura morale che li ha contraddistinti in vita.
Qualunque cosa succeda
Pagine che raccontano la Storia e spesso commuovono, come nel caso del testamento spirituale di Giorgio Ambrosoli, una struggente lettera alla moglie Anna Lori, scritta pochi giorni prima di essere assassinato l’11 luglio 1979: «Anna carissima, qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto... Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro. Te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi».
Quando si chiude il cerchio
Dolcissime le parole che Grazia Deledda riserva alla nipote: «Lascio a Mirella Morelli la somma di lire cinquantamila come ricordo per la buona compagnia che essa mi fece durante la mia fanciullezza e perché essa abbia sempre a praticare gli insegnamenti che le ho dato». Mentre Lina Cavalieri - prima soubrette di Cafè-Concerto, soprano e attrice - rifugge di fronte alla morte da ogni spettacolarità: «Dispongo che i miei funerali siano semplicissimi e improntati a quella sincerità che esula dalle cerimonie fastose».
Ecco il lato più nascosto che emerge quando una celebrità, davanti al notaio, torna semplice persona: «Può sembrare esagerato, ma in quel momento il nostro ruolo diventa simile a quello del confessore - spiega Roberto Martino, del Consiglio nazionale del Notariato - non è facile affrontare l’ultimo tempo di un’esistenza: è un momento emozionante anche per noi, è sempre una storia diversa, vissuta come un bilancio di una vita che si chiude in un cerchio mai perfetto di gioie, rancori, affetti, speranze». É una mostra che fa pensare e anche un modo, come ricorda Giulio Biino, presidente del Salone del Libro e consigliere Nazionale del Notariato «di avvicinare i professionisti alla cittadinanza e viceversa». Fra i testamenti più toccanti quello di Giovanni Verga, Eduardo Scarpetta, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Enrico Caruso. Ma vale la pena di leggere anche quello di Enrico De Nicola, Alcide De Gasperi, Ettore Petrolini, Paolo Borsellino, Pierpaolo Pasolini, Niccolò Paganini.