Avvenire, 3 maggio 2019
Congo, Ebola ha ucciso mille persone
Nove mesi di sforzi non sono stati sufficienti a sconfiggere la decima epidemia di ebola degli ultimi quarant’anni nella Repubblica democratica del Congo, un’emergenza che nelle ultime ore ha visto sfondare il tetto dei mille morti. «In totale le vittime sono 1.008 (942 confermate e 66 probabili)», ha riferito il ministero della Salute congolese in un aggiornamento della situazione, definita «profondamente preoccupante». E anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) avverte: «l’intensa» trasmissione del virus continuerà, anche a causa della situazione di insicurezza della provincia del Nord Kivu che costringe alla fuga migliaia di persone, con la conseguente diffusione dei contagi. L’attuale epidemia di ebola è la più grave nella storia del virus della febbre emorragica, dopo quella che ha ucciso più di 11mila persone nell’Africa occidentale tra il 2014 e il 2016.Da allora, un vaccino sperimentale è stato sviluppato ed è attualmente utilizzato in Congo. L’Oms sperava di contenere l’epidemia, anche attraverso il vaccino, ma l’insicurezza, la mancanza di risorse finanziarie e le pressioni di milizie locali che aizzano la popolazione contro le organizzazioni sanitarie hanno seriamente minato questi sforzi. «Siamo di fronte a una situazione difficile e instabile – ha ammesso il direttore del programma di emergenza dell’Oms, Michael Ryan –. Prevediamo uno scenario di trasmissione continua e intensa». Un medico camerunense, inviato dall’Oms per combattere l’ebola, è stato ucciso il 19 aprile da assalitori armati all’Ospedale universitario di Butembo.Ryan ha anche denunciato la «manipolazione politica», volta a creare un sentimento di ostilità nei confronti degli esperti che combattono il virus. Secondo Ryan,l’Oms ha ancora abbastanza scorte di vaccino, ma le dosi potrebbero non essere sufficienti vista l’evoluzione dell’epidemia. Il mese di aprile ha segnato un record negativo per l’elevato numero di contagi, il più alto dall’inizio dell’epidemia. Non di rado gli uomini armati che fanno irruzione nei centri sanitari accusano gli operatori sanitari, per lo più cittadini stranieri, di aver portato il virus dell’ebola in Congo, ed esercitano pressioni affinché tornino a casa loro. Un quadro allarmante che potrebbe allontanare la fine dell’epidemia in una regione remota, ad alta densità demografica, dai servizi sanitari già carenti e fortemente instabile a causa della presenza sul territorio di più di 100 gruppi armati. La situazione di insicurezza nel Nord Kivu ha costretto oltre 100mila persone ad abbandonare le proprie case nel mese di aprile, sconfinando anche in Uganda.Gli sfollati si trovano in condizioni disperate e l’instabilità della situazione rende impossibile raggiungerli per contenere l’epidemia.